Cessioni dei crediti d’imposta dei bonus edilizi, ecco perché il prezzo del lavoro iniziale, ai primi stati di avanzamento degli interventi (Sal), è più basso rispetto a un lavoro ultimato. Il tutto deriva dalla percentuale di rischio insita in un lavoro alle prime battute, in particolare in rapporto alla probabilità di poter arrivare al compimento.
Nel caso in cui i lavori si fermassero, infatti, si prospetterebbe la perdita dell’agevolazione edilizia e, quindi, la cessione del credito non avrebbe valore. In tutto ciò, comunque, è importante valutare la buona fede di chi acquisti un credito derivante da un bonus o dal superbonus allo scopo di guadagnarci sulla differenza di prezzo, di detrazione fiscale o di compensazione. Le norme che regolano il mercato delle compravendite dei bonus prevedono tutta una serie di adempimenti e di documenti che servono, quasi complessivamente, a dimostrare la buona fede di chi compra. Diversamente, si può ricadere nelle situazioni di colpa grave o di dolo.
Cessioni crediti bonus edilizi, perché il prezzo del lavoro iniziale è più basso?
Nel mercato della cessione dei crediti d’imposta legati legati ai bonus edilizi e al superbonus, il prezzo di vendita deve essere oggetto di un’attenta valutazione. Nonostante gli ampi margini di sicurezza in merito alla vendita dei bonus fiscali, in realtà non vi sono ancora casistiche di problematiche risultanti al termine dei lavori che possano poi ripercuotersi sul soggetto che abbia comprato i crediti d’imposta (il cessionario). Non essendoci ancora casi pratici sottoposti e risolti da parte delle istituzioni giurisdizionali, la regola da seguire è quella di valutare il prezzo del bonus a un minor costo all’inizio dei lavori rispetto alla conclusione.
È, in estrema sintesi, la valutazione che fanno anche gli istituti bancari e finanziari nel momento in cui acquistino dei bonus. I costi del bonus legati al primo stato di avanzamento dei lavori è, senza dubbio, più basso rispetto ai Sal intermedi e, a maggior ragione, in rapporto ai crediti di chiusura degli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico. Ciò deriva dal fatto che, a completamento dei lavori, si azzera il rischio di non arrivare, per l’appunto, al termine degli interventi. Nel caso in cui i lavori non dovessero concludersi, infatti, si correrebbe il rischio di non spettanza del bonus, con danni a carico dello stesso cessionario.
Cessioni crediti bonus edilizi, quali documenti servono al cessionario per l’acquisto del superbonus?
I crediti d’imposta sui quali si può puntare per un valore di scambio più basso sono, pertanto, quelli in corrispondenza del primo stato di avanzamento degli interventi, generalmente fissato al 30% del completamento dei lavori. In tal modo, si può massimizzare al massimo il risparmio fiscale derivante dall’operazione.
Tuttavia, per quanto un prezzo più basso possa ricevere le dovute attenzioni da parte degli operatori del settore, è necessario svolgere tutta una serie di valutazioni che riguardano, in gran parte, la documentazione accompagnatoria degli interventi. Tali documenti sono elencati dal decreto legge numero 11 del 2023 (decreto di blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura sui bonus edilizi), necessari affinché il cessionario dimostri di aver acquisito i crediti in buona fede e senza agire con colpa grave o dolo.
Ecco un’analisi di quali costi e valutazioni fare prima di comprare
L’elenco dei documenti per escludere la responsabilità di chi compra i bonus edilizi comprende:
- i titoli abitativi, quali la Cilas;
- i contratti di appalto;
- le visure catastali storiche dell’edificio;
- le dichiarazioni relative all’apposizione dei visti di conformità;
- le fatture che testimonino il pagamento degli interventi.
Peraltro, il cessionario può risultare tutelato dalla responsabilità per dolo o colpa grave anche in mancanza di uno o più documenti precedentemente elencati. Da sola, la mancanza di alcuni di questi documenti, infatti, non prova la responsabilità solidale da parte del cessionario con il cedente.