Corre sui social più utilizzati dai giovanissimi come Instagram e Tik Tok la sfida delle ragazze francesi, pronte a non fermarsi davanti al divieto introdotto dal Ministro dell’Educazione nazionale Gabriel Attal di indossare a scuola il tradizionale abaya, un lungo abito non ufficialmente religioso ma consigliato per le donne di religione musulmana. Lunedì all’apertura dei primi istituti scolastici, poco meno di 300 ragazze si sono presentate comunque con l’abaya e in 67 si sono rifiutate di cambiarsi.
La nuova sfida su Tik Tok: spopolano i tutorial su come andare nelle scuole francesi con l’abaya
La protesta per l’abaya delle ragazze francesi è stata un modo per lanciare la sfida al Governo, che ha tentato di minimizzare l’impatto del divieto, introdotto lo scorso 27 agosto. “Il divieto non ha provocato incidenti gravi nel primo giorno di scuola” ha detto infatti la premier francese, Elisabeth Borne. La gran parte delle adolescenti ha accettato la nuova norma, ma su tik tok spopolano i tutorial: indossare abiti molto ampi, tailleur inclusi, che nascondano le forme. Un abbigliamento non immediatamente identificabile con l’abaya, che permetterebbe però di raggiungere lo stesso obiettivo: trarre in inganno le autorità scolastiche.
Sul divieto di indossare l’abaya si pronuncerà il Conseil d’Etat
La tunica della discordia spopola tra le giovani francesi musulmane ed è divenuta -oltre che una consuetudine religiosa- una vera e propria tendenza. Un tempo era venduta principalmente nei paesi del Golfo, oggi invece è facilmente acquistabile on-line o nei mercatini. Qualche chilometro oltre la Manica, a Londra, alcuni grandi magazzini hanno iniziato a regalare il capo d’abbigliamento alle clienti che accettavano di farsi fotografare. Per il Ministro dell’Educazione francese però gli ambienti scolastici devono rimanere strettamente laici, e sulla stessa linea si è attestato anche il presidente. Non solo, Macron ha aperto alla possibilità di introdurre la divisa nelle scuole francesi, così da uniformare tutti gli studenti. Intanto si attende la pubblicazione della decisione del Conseil d’Etat sulla legittimità costituzionale del divieto, dopo che venerdì l’Associazione per i diritti dei musulmani aveva presentato ricorso.