Blocco della pesca 2023, quando avrà inizio e quando finirà? Ecco nel dettaglio tutte le zone interessate dalla restrizione sulle attività ittiche.

Nei prossimi giorni i consumatori potrebbero incontrare diverse difficoltà a trovare pesce fresco per le proprie tavole. Infatti il Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste ha emanato un provvedimento che obbliga il fermo della pesca. Vediamo quali sono i punti principali del Decreto già in vigore.

Blocco della pesca 2023: zone interessate e periodo di fermo

Il blocco riguarderà il tratto di costa dal Mar Ionio a quello Tirreno, interessando tutta la Puglia da Brindisi in poi fino ad arrivare a Reggio Calabria. Il provvedimento è già entrato in vigore dalla giornata di Lunedì 4 Settembre 2023 e si prolungherà per tutto il mese corrente. Il divieto poi cesserà il giorno 4 Ottobre 2023 con la riapertura regolare ad ogni attività ittica.

La restrizione si somma però al fermo di pesca in Adriatico già attivo: i pescatori di questa zona infatti sono bloccati già dal 19 Agosto e solo dal 24 Settembre potranno tornare alle loro attività lungo la costa da San Benedetto a Termoli.

Fino a sabato 9 settembre, perciò, la pesca sarà completamente inattiva in tutto il mare Adriatico: da quella data si riprenderà solo nella zona tra Trieste e Ancona, già toccata dal fermo di fine Luglio.

I motivi del provvedimento

Il decreto però non riguarda tutte le tipologie di pesce raccolto, ma è destinato a salvaguardare quelle specie che in questo periodo si riproducono. Il ripopolamento dei nostri mari è infatti indispensabile per tutelare la catena di produzione ittica. Il blocco perciò proteggerà quei pesci ancora nel pieno sviluppo e la cui pesca potrebbe essere deleteria per il processo di crescita della specie.

Dalle nuove linee tracciate dal Commissario alla Pesca ed all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, emerge il divieto assoluto della pesca a strascico. Questa tecnica appare infatti sempre più invasiva e rischia di provocare effetti dannosi per i fondali e gli ecosistemi marini.

Il documento esamina poi le restrizioni disposte su altri tipi di pesca e preannuncia che l’attività intensiva di pesca nei nostri mari dovrà essere ridotta entro il 2030 per salvaguardare il nostro ambiente.

L’obiettivo è infatti tutelare la biodiversità dei pesci che popolano i nostri mari e migliorare la temperatura dell’aria e la pulizia dell’acqua.

La posizione di Coldiretti

Nel diffondere la notizia del fermo alla pesca, Coldiretti Impresapesca infatti ha spiegato come questa operazione sia fondamentale. Ha poi invitato il consumatore ad informarsi sui prodotti ittici venduti in questo periodo da pescherie e supermercati. Nella nota, diffusa da Coldiretti, si legge:

“Nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate sarà comunque possibile trovare prodotto italiano dal pesce azzurro come le alici e le sarde, al pesce spada, ed inoltre a spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca, dalle draghe e dall’acquacoltura. Il consiglio è dunque quello di verificare bene le informazioni in etichetta sui banchi di pescherie e supermercati”.

Il blocco alla pesca deciso per il 2023 rischia però di provocare pesanti ripercussioni ai lavoratori di settore.

Coldiretti ha infatti criticato il provvedimento, reo di non tutelare appieno la diversità della fauna ittica e di non rispondere alle esigenze dell’aziende:

“Come lo scorso anno in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di fermo a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. L’assetto del fermo pesca 2023 non in tutti gli areali risponde ancora alle esigenze delle aziende, non a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale. Il fermo non deve essere una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari, ma deve avere come obiettivo quello di tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti”.