Nel corso dell’incidente probatorio tenutosi ieri a piazzale Clodio, la sorella di Hasib Omerovic è stata chiamata a fornire la sua versione dei fatti su quanto accaduto al 36enne, precipitato da una delle finestre dello stabile in cui viveva insieme alla sua famiglia, a Primavalle, e rimasto gravemente ferito, nel corso di una perquisizione senza mandato effettuata da parte di alcuni agenti del vicino commissariato. A breve con la chiusura delle indagini potrebbe arrivare la svolta. Il maggiore indiziato resta Andrea Pellegrini, ma altri tre poliziotti risultano coinvolti.

Caso Omerovic, la sorella di Hasib conferma tutte le accuse

Nel corso della sua testimonianza, affiancata da un’interprete di lingua romanì, la ragazza – affetta da una grave disabilità cognitiva – avrebbe confermato tutte le accuse a carico dei poliziotti indagati. Secondo la sua versione, in quattro il 25 luglio dello scorso anno sarebbero entrati nella loro abitazione; ma uno, in particolare, avrebbe picchiato e spinto giù suo fratello dalla finestra. I colleghi, nel frattempo, si trovavano nella stessa stanza.

Vi si erano recati per effettuare una perquizione nei confronti del 36enne, accusato da alcuni residenti dell’area di aver molestato delle ragazze. Una volta entrati nell’appartamento, stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbero assistito senza battere ciglio alle violenze perpetrate all’uomo da uno di loro, Andrea Pellegrini, tornato libero a giugno dopo sei mesi trascorsi ai domiciliari.

È accusato di aver torturato Omerovic prendendolo a schiaffi e minacciandolo con un coltello mentre lo teneva legato ai polsi con il filo di un ventilatore. Ma per gli inquirenti avrebbe anche provocato al 36enne il grave “trauma psichico” che lo avrebbe poi portato a buttarsi giù dalla finestra, percependo quella scelta come unica possibilità di salvezza a un ambiente “diventato moralmente insostenibile”.

I suoi colleghi – che hanno sempre riferito di trovarsi in un’altra stanza, al momento dei fatti – sono accusati di falso ideologico e depistaggio: avrebbero provato a nascondere con tutti i mezzi a loro disposizione quanto accaduto all’interno dell’appartamento per paura che venisse a galla la verità. In una delle chat intercettate, parlando della (falsa) relazione di servizio redatta dopo la perquisizione, mostravano di voler

pararsi il cu*o dall’ondata di mer*a che sarebbe arrivata e avrebbe travolto tutti quanti.

Per paura, secondo alcuni, di subìre delle ripercussioni da parte di Pellegrini che, comunque, era un loro superiore e quindi avrebbe potuto ostacolarne la carriera.

La versione dei fatti del 36enne aggredito

Lo scorso febbraio, dopo più di sei mesi trascorsi in un letto d’ospedale – di cui diversi in coma -, Hasib era stato dimesso e, davanti agli inquirenti, aveva ripercorso quanto vissuto in prima persona.

Sono stato colpito e picchiato da quei poliziotti – aveva detto -, poi sono stato scaraventato dalla finestra.

All’epoca aveva ancora un braccio immobilizzato e diversi mesi di riabilitazione davanti. La sua famiglia, che fin dall’inizio aveva voluto vederci chiaro, denunciando l’accaduto, spera che sul suo caso possa essere fatta giustizia. Presto con la chiusura delle indagini i poliziotti potrebbero essere rinviati a giudizio. L’incidente probatorio che si è svolto ieri serviva proprio a cristallizzare quanto avvenuto all’interno dell’appartamento di Primavalle dove, al momento dei fatti, anche la sorella di Hasib era presente. Secondo il gip Ezio Damizia

Pellegrini non ha avuto alcuna remora di fronte ad un ragazzo sordomuto e a una ragazza con disabilità cognitiva compiendo ripetuti atti violenti, sia sulle persone che sulle cose e gravemente minatori, così da denotare pervicacia e incapacità di autocontrollo.

Da mesi ormai è stato sospeso dal servizio. E la sua posizione non fa che aggravarsi.

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