A Napoli è scoppiata oggi una protesta per il reddito di cittadinanza. Il capoluogo campano fa così sentire ancora la sua voce di protesta per lo stop voluto dal Governo Meloni alla misura di sussidio statale che aiuta le famiglie più povere e in serie difficoltà economiche. I manifestanti hanno bloccato una delle principali vie della città e non solo. Non sono mancati i momenti di disagi e tensioni. Scopriamo che cosa è successo nel dettaglio.

Napoli, protesta per il reddito di cittadinanza oggi: cos’è successo

Quella di oggi a Napoli non è di certo la prima protesta per il reddito di cittadinanza. Come già accaduto svariate volte, i percettori e gli ex percettori hanno fatto sentire la loro voce di dissenso nei confronti delle ultime decisioni prese dall’esecutivo guidato dall’attuale premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

Il corteo, che ha visto la partecipazione di centinaia e centinaia di manifestanti, è iniziato nella mattinata di oggi, lunedì 4 settembre 2023. Le persone sono scese in piazza con striscioni, cartelloni, fischietti e megafoni e hanno bloccato il transito di automobili e vetture.

In particolare hanno ostacolato il passaggio nella nota Galleria Vittoria di Napoli. Si tratta di un’area particolarmente frequentata della città. I manifestanti hanno creato così diversi disagi per gli automobilisti che dovevano attraversare questo tratto. Si sono verificati infatti ritardi e rallentamenti.

I percettori e gli ex percettori del reddito di cittadinanza di Napoli (e non solo) si sono radunati in un primo momento davanti alla sede della Regione Campania. Poi, in un secondo momento, la protesta si è spostata sul lungomare di via Partenope, creando altrettanti disagi per i cittadini napoletani e i turisti, che hanno visto un blocco momentaneo della circolazione.

I messaggi per Giorgia Meloni

Diversi gli slogan nelle mani dei manifestanti che inneggiavano non solo contro la Presidente del consiglio Giorgia Meloni, ma anche contro il governatore della Regione Vincenzo De Luca. Il corteo ha, di fatto, mandato in tilt il traffico in tutta la zona interessata. Una e ben precisa è stata ed è tuttora la richiesta da parte dei cittadini al Governo: quella di tornare sui propri passi e annullare lo stop al reddito di cittadinanza che mette in difficoltà migliaia e migliaia di famiglie italiane.

La scorsa settimana la stessa premier Giorgia Meloni era stata vittima di alcune minacce legate proprio a questa stretta sul reddito di cittadinanza. Alla vigilia della sua visita al Parco Verde di Caivano – località in provincia di Napoli dove sono avvenute violenze sessuali ai danni di due cuginette minorenni –, la premier aveva ricevuto messaggi intimidatori, a cui aveva risposto con forza.

L’ultima protesta, sempre con lo stesso fine, si era tenuta a Napoli lo scorso 28 agosto. In quell’occasione i manifestanti avevano mandato in tilt la città e si erano verificati momenti di tensione e di scontro con gli agenti delle Forze dell’ordine. I cortei non accennano comunque a diminuire. Anzi, il contrario.

Paura per due donne sospese nel vuoto

Durante la protesta di oggi ci sono stati momenti di tensione anche perché due donne si sono arrampicate ad un lampione e sono rimaste sospese nel vuoto. Ciò è avvenuto ponte di via Acton, sempre in segno di protesta contro l’abolizione del sussidio statale.

Stando a quanto si apprende, si tratterebbe di due persone che prima percepivano il Rdc e ora non più. Sul posto erano presenti gli agenti della Polizia locale, i quali hanno cercato di convincere le due donne a scendere e ad occupare una posizione più sicura.

Tra i manifestanti vi erano anche gruppi come il Movimento 7 Novembre. Quest’ultimo su Facebook ha pubblicato il seguente post:

Anche oggi abbiamo sostenuto la mobilitazione per la difesa e l’estensione del Reddito di Cittadinanza. Mentre continuiamo le iniziative per dare una svolta alla nostra vertenza, continuiamo a lavorare per lo sviluppo di un movimento più ampio di lavoratori e disoccupati per la riduzione dell’orario di lavoro, per lavorare tutti e lavorare meno, per un salario garantito.