La Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo d’inchiesta per fare luce sull’esplosione che nei pressi della spiaggia di Bados, tra Olbia e il Golfo degli Aranci, ha provocato la morte di un bambino di 11 anni. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo contro ignoti. Stando a quanto emerso finora, sembra che l’area in cui il piccolo stanziava con la sua famiglia a bordo di un camper non fosse attrezzata allo scopo.
Bimbo morto nell’esplosione di un camper, si indaga: ipotesi omicidio colposo
Stavamo cucinando, poi il boato.
Così Tatiana Lisi aveva raccontato a un quotidiano locale gli attimi immediatamente precedenti alla morte del figlio Samuel, il bambino di 11 anni rimasto coinvolto nell’esplosione di un camper a Bados, nei pressi di Olbia. Sulla vicenda la Procura locale indaga per omicidio colposo: l’obiettivo è capire se l’incidente fatale potesse essere evitato e accertare eventuali responsabilità.
I fatti risalgono al 1 settembre scorso. Stando a quanto ricostruito finora, a provocare l’incendio del mezzo – a bordo del quale il piccolo si trovava – sarebbe stata l’esplosione di una bombola che la famiglia del bambino e alcuni amici stavano usando per fare un barbecue all’aperto.
Stavamo arrostendo e si è incendiato il barbecue – aveva detto la donna -. Abbiamo buttato sulle fiamme qualcosa per cercare di spegnerle ma è esplosa la bombola.
La fiammata provocata dallo scoppio, alta diversi metri, avrebbe quindi coinvolto almeno due roulette, provocando l’esplosione delle altre bombole che erano al loro interno. Pochi attimi, bastati a strappare la vita al bimbo, nonostante il tentativo del papà Daniel di salvarlo. L’uomo, un piccolo imprenditore di 52 anni, si era gettato tra le fiamme per provare a recupare il figlio, riportando ustioni sul 40% del corpo. Ora è ricoverato in un ospedale di Sassari. Samuel, invece, non ce l’ha fatta. Quando è stato estratto dalle macerie il suo corpo era carbonizzato
L’area di sosta non era attrezzata
Ciò che si sta cercando di capire è se l’esplosione sia dipesa da un difetto della bombola, da una perdita di gas oppure da un malfunzionamento (o una modifica volontaria) del barbecue da campeggio. I genitori del bambino e gli altri adulti che erano con loro al momento dei fatti non sono indagati, ma comunque gli inquirenti starebbero vagliando le loro posizioni.
E non si esclude che, nelle prossime ore, possano essere iscritti nel registro degli indagati. Un atto dovuto, per andare avanti con le indagini. Sembra però che l’area in cui il bambino e la sua famiglia stanziavano a bordo del camper non fosse attrezzata allo scopo. E che, di conseguenza, non lo fosse neanche per il barbecue. A riportarlo è il Resto del Carlino.
Il caso delle terme di Cretone, nel Lazio
La vicenda di Samuel ha seguito di qualche giorno quella di Stepan, il bimbo di 8 anni morto dopo essere stato risucchiato dal tubo di scarico di una piscina delle terme di Cretone, in provincia di Roma. Stando a quanto emerso finora, il piccolo si trovava ancora nell’acqua quando, a pomeriggio inoltrato, il personale della struttura aveva avviato le operazioni di svuotamento della vasca.
Con lui al momento dei fatti c’era anche la sorellina, che avrebbe poi dato l’allarme. Resta da chiarire perché il tubo non fosse dotato dell’apposita grata di protezione, un elemento che, se presente, avrebbe potuto salvare la vita di Stepan. Alcuni dipendenti hanno riferito che era stato eliminato di proposito. Per la sua morte sono stati iscritti nel registro degli indagati in quattro. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo.
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