Si aggiunge anche Salvo Andò, ex ministro della Difesa del governo Amato, alle discussioni intorno alle parole dell’ex presidente del consiglio Giuliano Amato, il quale, in occasione dell’anniversario della strage di Ustica, ha attribuito una responsabilità all’aeronautica francese. Andò si pone sulla stessa linea del suo ex presidente, affermando che la Francia è sempre stata reticente e in imbarazzo sulla strage di Ustica. Ma non solo. Sarebbe anche patrocinatore della tesi secondo cui il Dc9 Itavia sarebbe stato abbattuto per errore da un missile francese che aveva come obiettivo Gheddafi.
Ustica, l’ex ministro Andò: “Dalla Francia un muro di gomma”
Andò ricostruisce il clima dell’epoca parlando di un “muro di gomma” ed esprime la propria convinzione che americani e francesi fossero infastiditi dal “nostro rapporto amichevole con il regime libico“. Dall’altra parte, in tutta risposta alle accuse che si stanno susseguendo in questi giorni, la Francia continua a dichiarare di aver fornito tutti gli elementi e le informazioni sulla strage in suo possesso e Stefania Craxi parla di “falso storico” per quanto concerne il ruolo di Bettino Craxi.
L’ex ministro racconta di aver tentato più volte di affrontare la questione con il collega e compagno di partito Pierre Joxe, ma questi si sarebbe ritratto. La replica di Joxe alla richiesta di Andò sui movimenti della portaerei francese Clemenceau in zona trasudava “imbarazzo“, forse espressione della “consapevolezza che nell’opinione pubblica internazionale i francesi erano i principali indiziati, per via dei loro cattivi rapporti con Gheddafi“. I francesi, stando alle ricostruzioni dell’ex ministro, avrebbero “sempre opposto una resistenza passiva all’accertamento della verità, non prove a discolpa“. Andò continua poi facendo riferimento alla richiesta di trasparenza rivolta al presidente François Mitterrand:
[Mitterrand, NdR] non disse una parola, con l’aria del padreterno. Reiterai la mia richiesta alla fine dei lavori. Si mostrò infastidito. Amato mi fece cenno di lasciar perdere.
Del clima di quegli anni, l’ex richiama un diffuso “imbarazzo degli ambienti militari“, che Andò si spiega così:
Non era tanto dettato dalla necessità di occultare una responsabilità, quanto da una resistenza culturale, che li portava a coprire in ogni caso affari a loro giudizio riservati, anche di fronte alla magistratura.
Tale distacco rispetto alla magistratura e la volontà di non collaborare, secondo l’ex ministro, deriverebbe dall’idea diffusa tra i militari “che la collaborazione con i magistrati potesse nuocere alle nostre buone relazioni internazionali“, idea rafforzata dalla convinzione “che eravamo un Paese a sovranità limitata”.
Andò: “Quella di Amato è un’iniziativa politica”
Andò spiega anche il motivo per cui Amato ha scelto di rilasciare solo ora tali dichiarazioni, in un momento in cui ci sarebbero “le condizioni per esigere dalla Francia piena collaborazione“:
Del vecchio establishment non c’è più nessuno. C’è una nuova generazione al potere. E Ustica è ancora una ferita aperta, che mai si rimarginerà. Una vicenda incredibile che ci interpella. La sua è un’iniziativa politica: la Libia di Gheddafi non c’è più, la Francia potrebbe provare a riscrivere la sua storia […] Ustica è una grande tragedia nazionale. Ma siamo ancora in tempo per la verità
Di fronte alla diffidenza e al giudizio con cui sono state accolte le parole di Amato, secondo l’ex ministro potrebbe celarsi “il timore che l’attuale governo non disponga di una capacità negoziale adeguata“.