È stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di uccisione di animale per crudeltà o senza necessità, Andrea Leombruni, il 56enne di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) accusato di aver sparato con un fucile all’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. L’avvocato che lo difende ha fatto sapere che l’allevatore è stato messo sotto scorta a causa delle pesanti minacce ricevute negli scorsi giorni. Proseguono, intanto, le operazioni di cattura dei due cuccioli: il primo tentativo è fallito.

Indagato l’allevatore accusato di aver ucciso l’orsa Amarena: è stato messo sotto scorta

Mentre al 56enne è stato notificato l’avviso di garanzia che lo informa di essere indagato, il pm Maurizio Maria Cerrato ha nominato l’esperto di balistica che nei prossimi giorni dovrà ricostruire l’esatta traiettoria del colpo di fucile che nella tarda serata del 31 agosto scorso ha ucciso l’orsa Amarena, mettendo in pericolo i suoi due cuccioli (oltre che la salvaguardia della specie). Si tratta di Paride Minervini, nome noto del campo.

Dell’esame autoptico sulla carcassa dell’animale si occuperanno, invece, Rosario Fico, responsabile del Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell’Istituto zooprofilattico Lazio e Toscana e Stefania Salucci, responsabile della sede avezzanese dell’Izs. Due esami irripetibili, a cui potranno partecipare anche i consulenti di parte che, eventualmente, il legale dell’allevatore deciderà di nominare.

Due esami che serviranno a capire cosa sia accaduto nel dettaglio lo scorso giovedì. Leombruni, interrogato, ha dichiarato di aver sparato all’esemplare – tra i più prolifici della storia del Parco – “per paura”, dopo averlo visto gironzolare in un terreno di sua proprietà. Ma, secondo il Parco – considerato, al momento, “parte offesa” della vicenda – non aveva mai dato problemi. E non meritava, pertanto, una fine del genere.

In tanti lo pensano. Anche coloro che, nelle scorse ore, si sono rivolti al 56enne con fare minaccioso.

Ti uccidiamo

Farai la stessa fine dell’orsa

Anche la tua famiglia è in pericolo,

sarebbero alcune delle frasi che avrebbe ricevuto al telefono e per cui avrebbe sporto denuncia ai carabinieri.

Non voleva uccidere, il colpo è partito istintivamente. Ora teme per la sua vita e per la sua famiglia. In queste ore sono arrivate telefonate minatorie,

ha fatto sapere il legale che lo difende, l’avvocato Berardino Terra del Foro di Avezzano, rendendo noto che ora è sotto scorta. Per oggi pomeriggio è già stata organizzata una “marcia per l’orsa uccisa” sotto la sua abitazione. La Regione ha confermato che, nel corso di un eventuale procedimento a suo carico, si costituirà parte civile.

Proseguono i tentativi di cattura dei due cuccioli dell’orsa

Stando a quanto riporta l’Agi, forestali e guardiaparco starebbero intanto lavorando ininterrottamente per cercare di mettere in salvo i due cuccioli dell’orsa. Erano stati individuati ieri grazie ad alcune segnalazioni, ma le operazioni di cattura si starebbero rivelando più complesse del previsto. Il personale del Parco aveva predisposto una gabbia-trappola con esche all’interno: cibo, ma anche batuffoli con l’odore della mamma, per attirarli e portarli via. Il tentativo, però, è fallito.

Prossimamente riproveranno con l’uso di reti. L’obiettivo è trasferirli in un’area protetta: hanno appena 7 mesi e non hanno ancora imparato a cavarsela da soli in natura. L’invito rivolto a tutti è di non recarsi nell’area interessata dalle ricerhce senza motivi validi: la presenza di tante persone non fa che intralciare il lavoro degli esperti, che hanno a cuore la buona riuscita delle operazioni. Se dovessero restare dove sono i piccoli sarebbero a rischio.

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