“La nostra è una battaglia vinta a metà e ora dobbiamo pensare all’altra metà: accertare chi è stato. Chi ha abbattuto un aereo civile in tempi di pace nei nostri cieli”. Daria Bonfietti ha 78 anni; ne aveva 35 quando nei cieli di Ustica perse per sempre suo fratello Alberto. “Gli anni più duri della mia vita – ricorda – in meno di dieci anni persi tutti i miei cari. Nel ’76 avevo pianto mia madre, nell”80 appunto mio fratello, nell”85 nostro padre“. Daria Bonfietti è ex insegnante di Economia e Diritto, deputata e poi senatrice tra i Progressisti e nel PdS, presidente da sempre dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. Il suo cellulare è in fiamme da ieri: tutti a chiederle impressioni sulle parole dell’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, che in un’intervista a “Repubblica“, parlando delle colpe dell’abbattimento del DC9, ha detto:

La versione più credibile è quella della responsabilità dell’Aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno 1980.

A Tag24, Daria Bonfietti racconta una battaglia “vinta a metà” e che, a distanza di 43 anni, pretende di arrivare all'”altra metà”

“Parole molto importanti, però ho sentito frasi tipo ‘Finalmente Amato ha parlato‘. Ma sappiamo da anni che il DC9 fu abbattuto e Amato ha scelto ieri per parlarne”. Al telefono con Daria Bonfietti, Tag24 ha voluto però ricominciare dall’inizio, capire cioè cosa significhi combattere per una vita spesso contro i mulini a vento “perché, badate bene: quella di Ustica è una vicenda ben diversa da altre stragi vissute dal nostro Paese“. Una vicenda che, tra l’altro, parte da una definizione che oggi suona assurda, visto che “nell’immediatezza dell’accaduto ci parlarono di cedimento strutturale. E noi familiari, in ogni parte d’Italia, piangevamo i nostri cari morti a causa di un cedimento strutturale. La vicenda era ufficialmente chiusa lì. Poi, però, qualcuno gettò un seme…”.

Quel qualcuno si chiamava Andrea Purgatori, il giornalista scomparso lo scorso 19 luglio che cambiò per sempre il racconto dell'”incidente” a Ustica. Colui il quale, “la sera di uno di quegli anniversari della caduta dell’aereo, ricevette la telefonata da Ciampino di un amico militare che gli disse: ‘Non farti fregare, è stato abbattuto’. Purgatori iniziò a smuovere le acque e anche in me nacque qualcosa, un tarlo. Il 27 giugno del 1985 mi trovavo a Gottingen, in Germania, per un corso di tedesco. Un’autoradio cominciò a gracchiare di quell’aereo italiano, del 1980. Cominciai a urlare. Tornai subito a Bologna e, con il mio compagno Andrea, cominciammo a muoverci. Perché? Perché mi resi conto che non sapevo niente“.

Dal “cedimento strutturale” all’inchiesta di Purgatori, passando per un gruppo di intellettuali a Bologna…

E da Bologna viene investito un gruppo di intellettuali, nomi di primissima grandezza della cultura italiana che si riunì sotto l’insegna di Comitato per la verità su Ustica: tra gli altri, Antonio Giolitti, Pietro Ingrao, Adriano Ossicini, Pietro Scoppola, Stefano Rodotà. “Scrissero una lettera, e questa lettera finì prima sulla scrivania del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, poi su quella del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, un certo Giuliano Amato“. E da Amato si arrivò al pm di Roma Giorgio Santacroce, “il quale mise il sottosegretario davanti a un bivio: l’analisi del relitto per indagare o l’archiviazione del caso. Bene, dall’analisi di quel relitto partì tutto”.

Daria Bonfietti si mise a scorrere la lista delle vittime (“Non so come l’avessi avuta”). Accanto a ciascun nome, un indirizzo; e a ciascun indirizzo un famigliare come lei. “La prima assemblea della nostra associazione è datata 20 maggio 1988 e coinvolse una sessantina di persone. Oggi, per questioni burocratiche ed economiche, ci siamo dotati di un nuovo statuto e abbiamo anche le tessere. Ho conosciuto di persona il 90% dei parenti, altri li sento grazie alla tecnologia, altri non li ho mai visti. Qualcuno l’ho sentito ieri, per quanto fosse possibile nel putiferio”.

La battaglia potrebbe essere a una svolta, ma non si può abbassare la guardia. “Non ho mai potuto vedere il corpo di mio fratello, ma quando inizi una battaglia simile per la verità non hai più spazio nemmeno per il dolore. E allora finisci di provarlo e dedichi tutto alla battaglia, pensi ai generali che non ti dicono cosa hanno visto, oppure pensi a chi ha strappato certe pagine, obbedendo a un ordine, e che poi è tornato a casa a dormire sereno. E oggi sono felice, perché la battaglia è stata vinta. Se l’avessimo persa, staremmo ancora parlando di cedimento strutturale”.

Bonfietti chiama in causa la politica. “Ora deve muoversi. Non ho mai capito per la destra non ha appoggiato la nostra battaglia. La bomba in bagno? Per favore…”

Chiudiamo con la politica. Che poi è anche l’auspicio oggi, 3 settembre 2023, di Daria Bonfietti:

“Bisognerebbe andare a chiedere a tutti quei Paesi che erano lì con i propri aerei, quella notte, cosa ci facessero nei nostri cieli. E se la magistratura non può farlo deve farlo la politica. Il governo dovrà chiedere conto. La questione è: abbiamo colpito la Russia per l’invasione dell’Ucraina, cosa dovremmo fare eventualmente alla Francia? Quanto siamo disposti a spendere? Ne va della nostra dignità”.

E ancora: “Non so perché la sinistra abbia sempre appoggiato la nostra battaglia e la destra no, visto che c’erano tanti italiani tra le vittime”. E l’ipotesi della bomba nel bagno? “Fa acqua da tutte e parti. Durante le indagini quanti esperimenti con gli esplosivi sono stati condotti prima di alzare bandiera bianca?”

“Mi sembra corretto sapere oggi chi ci abbia abbattuto un aereo civile quarant’anni fa – chiosa la presidente – e capire la situazione geopolitica in atto quella notte. Qualcuno, come ha detto Purgatori, ha deciso che non si doveva sapere. Bisogna trovare allora questo qualcuno e capire che l’eventuale abbattimento dell’aereo del leader libico Gheddafi non poteva essere rivendicabile. Bisogna ricordare che qualcuno, rincasando, alla moglie disse ‘Cara, stanotte abbiamo schivato la terza guerra mondiale‘”.

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