La Regione Abruzzo ha fatto sapere che si costituirà parte civile nel procedimento a carico dell’uomo accusato di aver ucciso a fucilate l’orsa Amarena alle porte del piccolo paese di San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila. Si tratta di un 56enne del posto e ai carabinieri ha confessato di aver sparato “per paura”, dopo aver visto l’animale, tra i più prolifici della storia del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, in un terreno di sua proprietà. Sono stati individuati, intanto, i due cuccioli dell’orsa. L’obiettivo è metterli in salvo.

Uccisione dell’orsa Amarena: la Regione Abruzzo si costituirà parte civile nel processo a carico del responsabile

Confermo la volontà della Regione Abruzzo di costituirsi parte civile nel processo che seguirà, ma nello stesso tempo condanno le minacce e le intimidazioni che hanno raggiunto l’autore colpevole di questa uccisione, minacce che hanno costretto le forze dell’ordine a istituire un servizio di sorveglianza a tutela della sua incolumità. A un atto incivile non si risponde con la barbarie,

ha dichiarato il presidente Marco Marsilio. Il riferimento è al 56enne che nella tarda serata del 31 agosto scorso ha colpito con un fucile e ucciso l’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. L’uomo, già individuato e fermato, dovrà rispondere delle sue azioni e rischia anche il carcere.

Finora, interrogato, ha detto di aver agito “per paura” dopo aver visto l’esemplare aggirarsi in un terreno di sua proprietà, alle porte del centro cittadino. Solo qualche giorno prima l’orsa era stata avvistata nello stesso luogo insieme ai suoi due cuccioli. Secondo il Parco non aveva mai dato problemi a nessuno. La sua scomparsa arrecherà non pochi danni alla fauna locale.

Individuati i cuccioli dispersi: si lavora per cercare di metterli in salvo

Preoccupa, in particolare, il destino dei suoi due cuccioli. Fin dai momenti successivi all’uccisione della loro mamma risultavano dispersi. Stando a quanto riporta ora l’Agi, sarebbero stati individuati nella notte grazie ad alcune segnalazioni. Ieri il personale del Parco li aveva cercati dappertutto, anche con l’aiuto di droni.

Si troverebbero in una zona non molto distante da quella in cui Amarena è stata uccisa.

Forestali e Guardiaparco sono impegnati giorno e notte nel tentativo di rintracciarli e catturarli per metterli in salvo – ha spiegato il presidente Marsilio -. Sono stati avvistati, ma purtroppo non è facile prelevarli, sono troppo giovani per essere narcotizzati. La presenza di troppe persone che si stanno recando sul posto, pur con la lodevole intenzione di collaborare alle ricerche o per semplice curiosità, rende più complicata questa operazione già difficile.

Se non si riuscisse a recuperarli i due cuccioli sarebbero in grave pericolo: non hanno ancora l’età per sopravvivere da soli in natura (di solito lasciano la mamma intorno ai 15 mesi, loro ne hanno 7). Per questo, prosegue Marsilio, è importante che i cittadini evitino di recarsi sul posto “senza giustificato motivo”.

Il modo migliore di contribuire al ritrovamento e alla messa in sicurezza dei cuccioli è quello di lasciar lavorare gli specialisti nelle migliori condizioni possibili,

ha detto. Una volta tratti in salvo potrebbero essere temporaneamente trasferiti in un’area faunistica. Una volta autosufficienti verrebbero di nuovo rilasciati in natura. Ciò che è certo è che, come ha evidenziato Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali,

nulla potrà sostituire completamente le cure di una madre e la sua capacità di insegnare ai piccoli come si vive nel bosco, 

cosa di cui loro sono stati privati per sempre, senza motivo.

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