Per Papa Francesco il secondo giorno in Mongolia si prospetta intenso. Nel suo primo discorso pubblico a Ulan Bator, dopo aver omaggiato la statua del condottiero Gengis Khan, a fianco al presidente Ukhnaagiin Khürelsükh e davanti a centinaia di militari, Bergoglio ha esortato il Paese, collocato tra Russia e Cina e in cui la comunità cattolica conta solo 1.350 cattolici, a ricoprire “un ruolo importante” per la stabilità nel mondo. Successivamente, il Pontefice ha incontrato il presidente del Grande Hural di Stato, il Parlamento monocamerale mongolo, Gombojav Zandanshatar. A seguire, un colloquio col giovane primo ministro Luvsannamsrai Oyun-Erdene, 43 anni, nella Meeting Room del Palazzo presidenziale.
Papa Francesco in Mongolia: “Diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace”
Durante la cerimonia nella Sala ‘Ikh Mongol’ del Palazzo di Stato, il Pontefice ha ricordato che le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Mongolia affondano le proprie radici in tempi antichi. Infatti, 777 anni fa, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1246, Fra Giovanni di Pian del Carpine, inviato papale, visitò Guyug, il terzo imperatore mongolo, e gli presentò la lettera ufficiale di Papa Innocenzo IV. Il Papa ha portato con sé, per donare al Paese, una copia autentica dellettera di risposta, timbrata con il sigillo del Gran Khan in caratteri mongoli tradizionali, conservata nella Biblioteca Vaticana: “Possa essere segno di un’amicizia antica che cresce e si rinnova“.
Dopo aver sugellato con questa donazione i rapporti tra il Paese asiatico e la Santa Sede, il papa ha esortato alla pace e a un cammino comune volto a risolvere i conflitti:
Voglia il Cielo che sulla Terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la ‘pax mongolica‘, cioè l’assenza di conflitti. Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali! Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall’Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace.
Il motto scelto dal Pontefice per il viaggio, ‘Sperare insieme‘, esprime cosa voglia dire camminare con l’altro, affiancati, “nel rispetto reciproco e nella sinergia per il bene comune”. Il Papa, rivolto alle autorità mongole, ha esaltato il valore delle religioni che, quando guardano rettamente al loro originale patrimonio spirituale, sono “sostegni affidabili nella costruzione di società sane e prospere, dove i credenti si spendono affinché la convivenza civile e la progettualità politica siano sempre più al servizio del bene comune”. La comunità cattolica mongola, pur circoscritta, continua a essere un tassello importante nel progresso morale e spirituale del Paese:
Sono perciò contento che la comunità cattolica, per quanto piccola e discreta, partecipi con entusiasmo e impegno al cammino di crescita del Paese, diffondendo la cultura della solidarietà, del rispetto per tutti e del dialogo interreligioso, e spendendosi per la giustizia, la pace e l’armonia sociale.
Il presidente Mongolo: “Un giorno storico”
Il presidente della Mongolia, Ukhnaagiin Khürelsükh, ha definito “un giorno storico“, questo in cui il Papa sta effettuando la prima visita di Stato in Mongolia. La rilevanza di questa visita di Stato aumenta ulteriormente, se si considera che sta avendo luogo in occasione dell’860esimo anniversario di Gengis Khan e del 30esimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Mongolia e la Santa Sede, “mentre continua la nostra collaborazione umanitaria nei settori della cultura, dell’istruzione e della scienza“. Da parte del Paese, inoltre, continua un impegno significativo “a fermare la proliferazione nucleare e a presentarsi al mondo come Paese senza armi nucleari”.
Altrettanto rilevante è che al momento si sta negoziando per “per la stipula di un accordo bilaterale tra Mongolia e Santa Sede“, ossia un canale importante per il raggiungimento di quelle condizioni essenziali per lo svolgimento delle ordinarie attività in cui la Chiesa cattolica è impegnata. La speranza, da parte del Papa, è che “i cattolici locali possano sempre offrire senza difficoltà alla Mongolia il loro contributo umano e spirituale, a vantaggio di questo popolo“.