In Argentina il tasso della povertà ha raggiunto la soglia del 38,9% della popolazione. Ciò significa che al momento ci sono quasi 18 milioni di argentini che vivono in condizione di povertà. Un rapporto dell’Osservatorio sul debito sociale dell’Università Cattolica Argentina restituisce il dato relativo alla povertà più alto in 17 anni, vicino ai livelli registrati nel 2006. Secondo altri studi, la povertà in Argentina entro la fine del 2023 supererà il 40% della popolazione, a causa del rallentamento dell’economia e dell’inflazione del 113% annuo, una delle più alte del mondo. Se questo trend negativo si realizzasse, l’indice di povertà ritornerebbe ai livelli del 2004.

Argentina, tasso di povertà al 38,9%, vicino ai livelli del 2006

A metà del 2021, il Paese sembrava dare segni di ripresa dopo la pandemia da Covid-19 e dopo una grave crisi economica causata dalle restrizioni sanitarie, durante la quale la povertà era salita al 42%. La svalutazione della moneta (del 22%) e la conseguente crescita dei prezzi (del 30%) hanno però comportato un peggioramento sensibile della situazione. La svalutazione del peso argentino è stata concordata con il Fondo monetario internazionale, come condizione necessaria per sbloccare il trasferimento di 7,5 miliardi di dollari volto a rimpinguare le riserve internazionali, con la conseguenza di una nuova impennata dei prezzi.

Nei quartieri popolari delle province di Buenos Aires, Mendoza, Córdoba, Neuquén e Río Negro, si sono susseguiti assalti a supermercati e negozi. Il dirigente sociale Raúl Castells, leader del Movimento indipendente dei pensionati e dei disoccupati, ha dato voce alla disperazione del popolo argentino: “La gente esce in cerca di alimenti, siamo noi a suggerire alle persone di prendere quello che possono, senza rubare soldi né rompere nulla, per scambiarlo con il cibo“.

In ottobre si terranno le elezioni generali, a cui si spesa possano conseguire dei miglioramenti della condizione della popolazione argentina. Per il momento si è assistito alla disastrosa sconfitta (la peggiore in tutta la storia del peronismo) dell’Unión por la Patria, la coalizione che sostiene il governo, alle primarie del 13 agosto. Dall’altra parte, altrettanto sorprendente è stata l’ascesa del candidato di estrema destra Javier Milei.