Sulle pensioni sono in arrivo nuovi aumenti a partire dal cedolino di gennaio 2024. Gli incrementi sono dettati dal sistema di indicizzazione all’inflazione che, nel corso del 2023, ha lasciato fuori dai cedolini una quota di quanto effettivamente spettante. Con gli aumenti a regime delle pensioni arriveranno anche gli arretrati spettanti per il ritardato accredito della quota mensile.
Gli aumenti derivano dall’indicizzazione del tasso di inflazione osservato dall’Istat, in via provvisoria e già pagato, del 7,3%. Tale dato deriva dalla comunicazione di fine novembre dello scorso anno. Il dato definitivo di crescita dei prezzi è stato, tuttavia, dell’8,1%. La differenza dello 0,8% dovrà essere versata a conguaglio nei cedolini dei pensionato, divenendo poi strutturale nel calcolo mensile della pensione.
Pensioni, nuovi aumenti da gennaio 2024: ecco per chi e di quanto
Ci saranno aumenti delle pensioni a gennaio 2024 derivanti dalla non totale indicizzazione degli assegni al tasso finale di inflazione osservato nel 2022. Lo scorso anno, con comunicazione di fine novembre, l’Istat aveva calcolato in via provvisoria il tasso di inflazione al 7,3%, rettificato a gennaio nel dato finale dell’8,1%. La differenza dello 0,8% dovrà essere recuperata dai pensionati a gennaio del prossimo anno, oltre agli altri aumenti dettati dal tasso di inflazione del 2023.
Dal sistema di indicizzazione, riceveranno gli aumenti pieni (il 100% dello 0,8%) sia le pensioni minime che quelle fino a quattro volte il trattamento minimo, nel 2022 pari a 2.100 euro lordi circa. L’aumento sarà ridotto proporzionalmente per le pensioni che abbiano un importo superiore a questa soglia, con percentuali a scendere dall’85% al 32% dello 0,8% più si sale di mensile.
Pensioni nuovi aumenti 2024: come crescono le minime e arretrati spettanti nel cedolino
Innanzitutto i percettori di pensioni minime, dunque, avranno gli aumenti mensili e gli arretrati per tutte le mensilità del 2023 non corrisposte sulla differenza di tasso di inflazione. Le minime saliranno di importo a 567,94 (al netto degli altri aumenti del 6,64% degli over 75 e dell’1,5% degli under, da confermare nel 2024), con un arretrato da ricevere a gennaio pari a 54 euro.
Anche le pensioni superiori avranno gli aumenti spettanti e saranno direttamente proporzionali all’importo mensile, fino al tetto dei 2.100 euro lordi (aumentato a circa 2.250 euro lordi nel 2023). Chi nel 2022 percepiva un trattamento mensile di 1.000 euro ha avuto un ritocco nel 2023 di 73 euro (pensione mensile di 1.073 euro, pari al 7,3%): con il dato definitivo dell’inflazione dell’8,1%, l’incremento avrebbe dovuto essere di 1.081 euro. La differenza di 8 euro mensili verrà recuperata a gennaio con un conguaglio di 104 euro lordi, pari a 73 euro netti.
Chi nel 2022 percepiva una pensione lorda di 2.000 euro al mese, nel 2023 ha ottenuto un aumento di circa 135 euro lordi. Tuttavia, con il dato definitivo dell’8,1% del 2022, gli arretrati spettanti e in arrivo con il cedolino di gennaio 2024 ammonteranno a 135 euro netti.
Quale aumento per gli altri trattamenti di pensione?
Per le pensioni superiori alla soglia di quattro volte il trattamento minimo, gli incrementi non corrispondono al 100% del tasso di inflazione. In particolare, il sistema di indicizzazione adottato nella scorsa legge di Bilancio ha previsto una percentuale dell’85% sul tasso di inflazione osservato (il 7,3%, poi divenuto l’8,1% definitivo) per gli importi tra 4 e 5 volte il trattamento minimo.
L’aumento definitivo, compreso il recupero dello 0,8%, è pari al 6,8%. Per le pensioni tra 5 e 6 volte il trattamento minimo, la percentuale applicata al tasso di inflazione è del 53%: l’aliquota finale è del 4,3%. A scendere anche le altre percentuali: da 6 a 8 volte il minimo, l’aliquota definitiva è del 3,8%; da 8 a 10 volte l’aumento è del 3% e oltre le 10 volte il minimo l’aumento è pari al 2,6%.