Saverio Costanzo presenta il suo nuovo film “Finalmente l’alba” alla Mostra del Cinema di Venezia. Il regista ne ha parlato in conferenza stampa.

Saverio Costanzo a Venezia 80 con “Finalmente l’alba”

Saverio Costanzo nel film racconta la storia di Wilma Montesi: “Io mi trovo più a mio agio con personaggi femminili, era già accaduto con “L’amica geniale”. Da maschio imparo anche più da loro ed è un’esperienza più elettrizzante. Volevo raccontare questo omicidio del 1953 perché da quel momento l’Italia ha perso innocenza. Sono saliti all’onore della cronaca gli assassini e non la vittima. Non abbiano più empatia verso le vittime, ci interessiamo per un tempo breve. Il personaggio di Rebecca viene fuori e mi porta verso la fine, ho trovato più interessante seguire le orme lasciate da Wilma Montesi. Se i maschi imparassero a a dialogare con la loro parte femminile apprenderebbero molto”.

Sulla scelta della giovanissima Rebecca come protagonista: “È stata una fortuna sceglierla perché l’ho conosciuta dopo aver  girato una pubblicità. Mi colpì molto perché  è rimasta nel lettino zitta con gli occhi chiusi e lei mi disse che quello era il suo modo per concentrarsi. Mi ha dato l’aria di essere curiosa, ho cominciato a pensare a lei per il film e ho voluto vedere subito il suo provino. Ha dovuto aspettare, ma sin da subito era perfetta”.

Il caso Montesi

Costanzo ha spiegato il motivo per cui ha scelto di affrontare il caso Montesi: “Fu davvero un archetipo di quanto accaduto dopo. Per me l’Italia culturalmente non è un Paese semplice per le donne, ma anzi lo ritengo anche pericoloso per una ragazza. Vedere le immagini di questa ragazza buttata sulla spiaggia in quel modo mi è rimasto. Ogni volta che vedevo nuovi omicidi ritornavo a quell’immagine lì”,

Sulla ricostruzione di quell’epoca e di quella Cinecittà: “Non so perché tutto è successo, ripeto l’immagine di quel cadavere era nella mia memoria e quindi quando ho cominciato a scrivere avendo già raccolto tante informazioni sugli anni 50 è venuta fuori questa cosa. Io sono spettatore di cinema e mi sono molto divertito in questa storia perché Wilma Montesi voleva fare l’attrice. Cinecittà non è solo uno studio, forse ci sono studi con più teatri e tecnologia, ma la differenza siamo noi che facciamo cinema lì. Io immaginavo le persone che tornavano a casa con la Lambretta a casa. La differenza non è solo la nostra storia, ma le nostre maestranze e anche il modo di fare”.

Costanzo parla dei personaggi dei film, che secondo lui non sono negativi: “Gli attori sono i nostri eroi che rischiano di più. Ci vuole coraggio a fare gli attori, sono solo insicuri non negativi. Poi quando si incontrano con questo personaggio che è come un foglio di carta bianca riescono a togliere i vari filtri. Noi cerchiamo di rappresentarci come non siamo, il personaggio di Rebecca è lo specchio di tutti noi. Il personaggio  di Lily James rappresenta l’inferno di essere una diva. Le sue nevrosi sono quelle tipiche di chi è sempre sotto lo sguardo della tv. In realtà capisci che è solo ciò che devi fare e cosa le chiede il sistema. I veri personaggi negativi sono gli squali di salotto, sono quelli intorno agli artisti e che usano magari le donne come moneta di scambio. Credo che il nostro mestiere ha lo scopo della buona arte”.

Sul budget importante del film: “Devo dire che ci vuole una buona dose di incoscienza, perché Hungry Hearts che è costato 500 mila euro non è molto diverso da quando nella mia testa. Questo copione riusciva a convincere le persone e grazie a questa fiducia abbiamo potuto tirare fuori questo budget per raccontare la storia. Io passo da film poveri a serie tv importanti, non riesco strategicamente a pensare cosa fare in base ai soldi. Tutti i film hanno lo stesso processo creativo, alcune storie necessitano di più mezzi e altre per necessità cercano troupe leggere ed immediatezza”.

Le parole di Rebecca

Rebecca, la giovanissima protagonista del film, spiega: “Ho trovato una grande vicinanza con Mimosa, lei è cresciuta in una notte e io in due mesi di riprese. Lei non finge di essere qualcun altro, è se stessa e basta. Mi sono trovata benissimo, soprattutto con Saverio che è riuscito a comunicarmi. È stata una grande responsabilità e sono felice di questo primo film importante”.