In Italia, la norma vuole che un sindaco possa ricoprire il suo ruolo per un massimo di due mandati consecutivi, ognuno della durata di cinque anni. Ma questa tradizione potrebbe essere destinata a cambiare. Ci sono infatti delle novità sul possibile terzo mandato dei sindaci: ecco quali sono.
Terzo mandato sindaci: il dibattito sulla riforma
Il dibattito attuale sta valutando la possibilità di consentire ai sindaci di proseguire oltre il secondo mandato, aprendo le porte a un terzo quinquennio. Il cuore del dibattito è se un sindaco ben valutato e apprezzato dalla sua comunità dovrebbe avere la possibilità di servire oltre il limite attuale dei dieci anni. Ci sono molti sindaci in tutta Italia che, al termine del loro secondo mandato, si trovano in una posizione in cui, nonostante la popolarità e il successo, sono obbligati a ritirarsi.
Molti sindaci, dopo aver ricoperto il ruolo per due mandati e avendo ancora la volontà e l’energia per servire, vedrebbero infatti favorevolmente la possibilità di un terzo mandato. Infatti, associazioni come l’Anci hanno sollevato la questione da anni. Questo sarebbe particolarmente rilevante per sindaci influenti come Dario Nardella (Firenze), Antonio Decaro (Bari), o Luigi Brugnaro (Venezia), che hanno mostrato un impegno profondo nei confronti delle loro città e che dalle loro città sono in buona parte apprezzati.
Terzo mandato sindaci: la politica divisa
Il panorama politico in Italia si divide sulla questione. Mentre alcuni vedono la possibilità di un terzo mandato come un’opportunità per una leadership consolidata e di successo, altri esprimono preoccupazioni. C’è il timore che, estendendo il limite dei mandati per i sindaci, si potrebbe aprire una porta all’estensione dello stesso concetto anche ai presidenti di Regione.
Attualmente, c’è un emendamento in discussione al Senato, legato al disegno di legge sulle Province, che considera l’abolizione del divieto per i sindaci di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. Questa riforma avrebbe un impatto significativo, specialmente considerando le prossime elezioni comunali del 2024, in cui numerosi Comuni andranno al voto.
L’iniziativa è stata portata avanti dal senatore altoatesino Meinhard Durnwalder, che ha sottolineato come in alcune regioni, come l’Alto Adige, il terzo mandato sia già una realtà. Tuttavia, recenti decisioni giuridiche hanno evidenziato la necessità di un cambiamento a livello nazionale per uniformare la normativa.
La storia dei mandati sindacali nel tempo
In Italia, la figura del sindaco ha attraversato diverse fasi di riforma, specialmente riguardo alla durata e al numero di mandati. A partire dal 1993, i cittadini italiani hanno ottenuto il potere di eleggere direttamente il loro sindaco, con un mandato iniziale di 4 anni. Questa durata è stata poi estesa a 5 anni con ulteriori limiti sul numero di mandati consecutivi. Nel tempo, ci sono state molte modifiche, spesso legate alle dimensioni della popolazione comunale.
Il terzo mandato nei comuni più piccoli
Le richieste da parte dei sindaci, specialmente quelli dei comuni con popolazioni minori, sono cresciute nel tempo. Questi sindaci sostengono che, a causa delle dimensioni ridotte dei loro comuni, è difficile trovare individui pronti ad accettare la responsabilità del ruolo. Molti sindaci, rappresentati da organizzazioni come l’Anpci e l’Anci, hanno chiesto che vengano fatte modifiche sostanziali ai limiti dei mandati.
La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha avuto un ruolo chiave nelle discussioni sulla riforma delle province e delle città metropolitane. In particolare, nel 2022 sono state avanzate proposte di legge specifiche per una riforma delle province, e sono state fatte promesse per una riorganizzazione del sistema attuale.
La Corte Costituzionale e il limite dei mandati
La questione dei limiti dei mandati non è solo una questione legislativa ma anche costituzionale. La Corte Costituzionale ha espresso preoccupazioni riguardo all’estensione eccessiva dei mandati, mettendo in luce i potenziali problemi di concentrazione del potere. Questa posizione può avere ripercussioni significative sulle future decisioni legislative in materia.