Lunga riflessione di Carlo Calenda a proposito delle vicende di violenze, sessuali e non, al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane. Sul social network X, il segretario di Azione apre il suo discorso rimarcando come sia “sempre pericoloso estrapolare da fatti di cronaca considerazioni generali”.

Il “susseguirsi impressionante di aggressioni, violenze, stupri, omicidi per futili motivi” ha un minimo comune denominatore: il coinvolgimento di ragazzi “come vittime e come carnefici”.

Io credo che ci sia qualcosa di profondamente “storto” nel modo in cui vengono cresciuti tanti ragazzi, negli esempi che traggono dai social e nella convinzione che tutto gli sia consentito in nome di una libertà illimitata.

Un “vuoto esistenziale” che spesso colpisce in misura maggiore proprio chi viene da famiglie “con pochi mezzi e poca istruzione”. E allora, “se le famiglie non riescono”, dev’essere lo Stato a “farsi carico di limitare e proibire ciò che è dannoso per i ragazzi”.

Vale per l’accesso ai social, vale per la pornografia e per l’oscuramento dei contenuti pericolosi sulle piattaforme.

Calenda sugli episodi di violenze sessuali: “Assenza di un chiaro riferimento morale”

Alla base di simili comportamenti, ipotizza il leader centrista, l’idea “che esistano sempre meno barriere, divieti, proibizioni, codici di comportamento”. Calenda parla di una “esplosiva contraddizione” a livello educativo. Il “tentativo di farli rimanere piccoli il più a lungo possibile, dargli tutto ciò che vogliono” rende i genitori dei “compagni di giochi”.

La libertà dei genitori di evitare un lavoro faticoso e difficile e la libertà dei figli di non essere sottoposti a regole e forme, si traducono in un caos di ruoli. Ed è un problema che è diffuso al di fuori della famiglia. Una grande questione sociale e culturale. L’assenza, per la prima volta nella storia umana, di un chiaro riferimento morale.

Quando ancora costituiva un punto cardine dell’educazione, sottolinea, la morale “è stata non solo una costrizione ma anche un guida semplice e universale al bene e al male”.

Senza morale tutto dipende dalla capacità di giudizio individuale. Da liberale ritengo questo passaggio fondamentale per l’uomo. Ma per compierlo occorre cultura, discernimento, tempo e preparazione.

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