Dall’omicidio di Michelle Causo a Primavalle sono passati più di due mesi, eppure gli interrogativi rimasti aperti sul caso sono ancora molti. A partire dal movente, che non è mai stato ricostruito. Tutto ciò che si sa – e che in parte gli inquirenti hanno smentito – è frutto dell’interrogatorio a cui il killer, reo confesso, è stato sottoposto dal gip il giorno dopo il delitto, i cui verbali sono stati resi noti oggi da Repubblica.

Omicidio di Primavalle, cosa c’è nei verbali dell’interrogatorio del killer di Michelle Causo

Fin dall’inizio il 17enne, da poco trasferito dal carcere minorile di Casal del Marmo a una struttura del Nord Italia per motivi di sicurezza, sostiene di aver agito per difendersi. Stando al suo racconto, Michelle si sarebbe recata a casa sua, in via Giuseppe Benedetto Dusmet, per riscuotere un debito di droga di qualche decina di euro, arrivando a minacciarlo con una pistola che poi si sarebbe rivelata finta.

Prendevo da lei tre cannette di hashish ogni settimana, pagavo 10 euro – si legge nei verbali dell’interrogatorio del 29 giugno scorso -. Le ho scritto chiedendole del fumo. È arrivata verso le 11.30. Abbiamo cominciato a parlare di quanti soldi le dovevo dare. L’avevo avvertita la sera prima dicendole che potevo darle 20 euro in meno perché dovevo vedermi con la mia ex per andare al McDonald’s. Lei era fissata che le dovevo dare tutto, 35 euro. Ha alzato la voce dicendomi che i soldi le servivano e che ero un cogli**e. All’improvviso mi sono trovato una scacciacani davanti.

Una versione dei fatti che è già stata ampiamente smentita: non solo da alcuni post pubblicati sui social dal ragazzo, che più volte, in passato, si era mostrato mentre teneva l’arma in pugno; ma anche dai primi risultati della perizia tecnica effettuata sulla pistola, che non avrebbe rilevato alcun impronta digitale della vittima. Vittima che, comunque, non avrebbe avuto modo di nasconderla, visto che, sempre secondo l’indagato, sarebbe arrivata a casa sua indossando un vestito rosa, senza borsa.

Il racconto choc del delitto

Stando a quanto raccontato da O.D.S., lui a quel punto si sarebbe spaventato.

Vicino a me c’era un contenitore con posate, coltelli: ci ho pensato per 5 secondi. Ho cominciato ad accoltellarla che lei era di fronte a me, lei si muoveva e poi è cascata a terra. C’era sangue dappertutto. Sono stato fermo per qualche minuto a guardarla; pensavo di chiamare l’ambulanza perché aveva le convulsioni, ho preso il telefono ma non l’ho fatto.

Secondo gli inquirenti avrebbe chiamato, invece, dei conoscenti. E presumibilmente avrebbe chiesto loro aiuto per disfarsi del corpo della giovane. Tra i punti da chiarire c’è quello sull’eventuale presenza di un complice, qualcuno che, quantomeno, avrebbe provato a consigliargli cosa fare negli attimi successivi all’omicidio.

Dopo essere uscito di casa e essersi procurato un carrello per la spesa, O.D.S. sarebbe tornato, avrebbe avvolto il corpo di Michelle in un sacco nero e, trascinandolo per le scale, lo avrebbe portato fuori, abbandonandolo, ancora sanguinante, vicino a dei cassonetti dell’immondizia. Era stato un passante a notarlo e a dare l’allarme. Quando i carabinieri erano arrivati presso la sua abitazione stava cercando di ripulire la scena del crimine con degli stracci.

Chi indaga sul caso è convinto che stia nascondendo il vero motivo della tragedia. Il legale che difende la madre della vittima, l’avvocata Claudia Di Brigida, aveva spiegato a Tag24 che dietro l’omicidio potrebbe celarsi una questione di carattere personale (si è ipotizzato un ricatto sessuale), qualcosa di più profondo di un banale debito. Non si spiega, altrimenti, come il giovane possa essere arrivato a tanto.