Era stato stabilito a maggio: una perizia psichiatrica avrebbe dovuto accertare se Gianluca Paul Seung fosse o meno capace di intendere e di volere e di stare a processo. Ora è cosa certa: per gli esperti il 35enne è imputabile. Dallo scorso aprile si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario premeditato per aver aggredito, uccidendola, la psichiatra Barbara Capovani. Rischia l’ergastolo.

Omicidio Barbara Capovani, la perizia psichiatrica su Seung rivela che può stare a processo

La perizia psichiatrica, lunga 95 pagine, è stata depositata ieri. Secondo gli esperti che se ne sono occupati, i professori Stefano Ferracuti e Renato Ariatti, due giganti del campo, Gianluca Paul Seung soffrirebbe di un grave disturbo paranoide della personalità, ma sarebbe totalmente in grado di stare a processo. Si tratta di una svolta importante: a questo punto il gip potrebbe chiedere il suo rinvio a giudizio. Anche se la difesa, con tutta probabilità, continuerà a battersi per l’infermità mentale.

Il 35enne, in carcere dallo scorso aprile, è accusato di aver ucciso Barbara Capovani. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’avrebbe aspettata e poi aggredita vicino all’unità funzionale Salute Mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, un reparto che anche Seung aveva frequentato, in passato, venendo visitato proprio dalla specialista. Chi ha indagato sul caso è convinto che avesse premeditato il delitto.

Il giorno prima, celando la propria identità, si era recato nel nosocomio e l’aveva cercata: aveva già in mente di ucciderla, forse, ma lei era assente. Il giorno dell’omicidio l’aveva attesa a lungo, fuori dal reparto: alla fine del turno, quando lei era uscita, aveva approfittato di un suo momento di distrazione per colpirla con un corpo contudente.

Mentre lei veniva soccorsa e ricoverata d’urgenza – sarebbe morta, pochi giorni dopo, nonostante il tentativo dei medici di salvarla -, lui si era dato alla fuga. Non prima di essersi cambiato gli abiti sporchi di sangue. Era stato fermato presso la sua abitazione dopo aver opposto resistenza, barricandosi in casa. Da allora si è sempre dichiarato innocente e più volte ha “sfidato” gli inquirenti a trovare tracce che lo incastrino. Sulla sua colpevolezza, in realtà, non ci sono dubbi. Rischia il massimo della pena, l’ergastolo.

Le ombre nel passato dell’indagato

Le forze dell’ordine lo conoscevano già: non era la prima volta che dava problemi. Nel 2012 aveva aggredito un medico da cui era in cura a Versilia, provocandogli diverse ferite da arma da taglio sul viso e una frattura al naso. Per questo, dopo l’omicidio dello scorso aprile, in tanti avevano detto che il delitto avrebbe potuto essere evitato.

Seung era affetto da tempo da problemi psichici. Nel 2019 era stata proprio Capovani a visitarlo, diagnosticandogli un “disturbo narcisistico, antisociale e paranoico della personalità”. Secondo gli inquirenti

nutriva forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva avuto in cura in quell’anno, elementi che trovano conferma nell’analisi dei social media dell’indagato.

Social pieni di post complottisti sugli argomenti più svariati: dalla guerra in Ucraina alla massoneria, dalla Chiesa a questioni di cronaca e attualità locali. Di Capovani scriveva che era solita “vendere cellule staminali insieme a Putin”, di “essere una spia” e di partecipare a “rituali satanici”. La sua storia ricorda, in parte, quella di Michael Alessandrini, il 30enne reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri a Pesaro: come lui avrebbe agito in preda ai deliri, perché si era convinto che la vittima orchestrasse qualcosa contro di lui. In realtà era tutto nella loro testa.

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