Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un crescente distacco tra i cittadini e la sfera politica. Il recente Rapporto ISTAT del 2023 ha evidenziato un marcato calo nell’interesse giornaliero verso la politica. Un dato significativo mostra che solo il 26,5% degli italiani sopra i 14 anni si informa quotidianamente sulla politica, a fronte del 28,4% che afferma di non seguire mai le questioni politiche.

Rapporto Istat 2023: come gli italiani si informano della politica

Mentre la percentuale di coloro che si informano quotidianamente attraverso i giornali rimane costante, la televisione emerge come il mezzo preferito per l’80% degli intervistati. Questa tendenza si riflette in particolar modo tra chi ha un livello di istruzione basso. Quasi tutti coloro che si affidano alla TV per notizie politiche hanno infatti solo una formazione di base.

Rapporto Istat 2023: giovani disinteressati dalla politica

Le statistiche mostrano un distacco particolarmente pronunciato tra i giovani in cerca di lavoro. Al contrario, i pensionati rappresentano la fascia che si informa con maggiore costanza. Interessante notare anche come la televisione sia il principale canale d’informazione per una grossa fetta delle casalinghe italiane.

Guardando al mondo del lavoro, emerge che solo un quarto degli occupati segue le notizie giornaliere. In particolare, i dirigenti e i liberi professionisti sono quelli più propensi all’informazione quotidiana. Tuttavia, l’indifferenza politica sembra prevalere tra alcuni ruoli come direttivi e impiegati.

La geografia dell’informazione politica

Analizzando l’informazione politica basata sulla regione, emerge come la Basilicata sia la regione in cui la TV domina come principale fonte di notizie. Al contrario, la radio, che offre un approccio critico basato sulla parola, prevale in regioni come Bolzano. Sorprendentemente, in alcune regioni come la Calabria, l’opinione dei familiari ha un peso significativo nella formazione delle opinioni politiche.

L’influenza dei media

Quattro decenni di televisione commerciale e un panorama mediatico sempre più concentrato hanno avuto un impatto evidente sull’orientamento politico dei cittadini. Questo clima, combinato con un crescente individualismo e l’ascesa della tecnofilia, ha contribuito a ridurre l’interesse per la solidarietà e gli ideali collettivi.

La domanda che sorge è come rinvigorire l’interesse e la partecipazione politica in Italia. Quali strategie possono essere adottate per ricostruire il legame tra i cittadini e la sfera politica? L’Italia ha una ricca storia di mobilitazione civica; è essenziale trovare modi per riconnettere gli italiani con questa eredità.

La partecipazione elettorale: dal rapporto Istat 2023 una riflessione sull’astensionismo

Un altro aspetto preoccupante emerge dall’analisi del voto. L’affluenza alle urne mostra un declino costante, con una notevole flessione nelle regioni come Campania e Calabria. Ciò solleva interrogativi sull’alfabetizzazione politica in Italia e sulla capacità dei cittadini di fare scelte informate.

Questo si riflette anche sui dati sull’astensionismo degli ultimi anni.

Durante la giornata del 18 aprile 1948 ci fu una straordinaria partecipazione elettorale, con il 92% degli elettori che si recarono alle urne. Dopo l’elevata affluenza del 1948, la partecipazione elettorale raggiunse il suo picco nel 1979, quando il 94% degli elettori esercitò il proprio diritto di voto. Tuttavia, dalla metà degli anni ’80, la tendenza ha iniziato a inclinarsi verso il basso e la tendenza dell’astensionismo si è fatta particolarmente preoccupante negli ultimi decenni, con solamente il 75% degli elettori che hanno votato nel 2013 e il 73% nel 2018. Il punto più basso è stato toccato nelle elezioni politiche del 2022, quando solo il 63,9% degli elettori ha esercitato il proprio diritto di voto.

Anche le elezioni regionali mostrano un calo significativo nella partecipazione degli elettori. Ad esempio, il Lazio ha visto una partecipazione record in negativo con solo il 37,2% degli aventi diritto che si sono recati alle urne. Anche in Lombardia, la partecipazione è drasticamente diminuita, passando dal 73,11% nel 2018 al 41,68% nelle elezioni successive. Il Friuli Venezia Giulia non fa eccezione, con una partecipazione del 45,2% rispetto al 49,6% del 2018.

Questi dati la dicono lunga sull’enorme clima di sfiducia da parte del popolo nei confronti della politica e di come i rappresentanti di quest’ultima siano ben lontani dalle vere esigenze dei cittadini, i quali poi non vanno alle urne perché non si sentono riconosciuti né rappresentati.