Aumento pensioni minime nel 2024? Se ne torna a parlare e il governo, in vista delle elezioni europee, potrebbe muoversi significativamente in tal senso. Il desiderio di raggiungere una pensione minima di mille euro ha rappresentato da tempo un punto chiave nella politica italiana e ha fatto parte di quella narrativa di promesse che da anni precede le campagne elettorali. Mentre questo obiettivo sembra ancora lontano, la prossima manovra potrebbe vedere un incremento significativo dell’assegno pensionistico. In particolare, in vista delle elezioni europee, la possibilità di un assegno di 700 euro emerge come una delle opzioni preferenziali. Tuttavia, ciò implicherebbe un costo di circa 400 milioni di euro, che potrebbe rappresentare una sfida considerando le risorse attualmente disponibili.

Aumento pensioni minime 2024: il possibile scenario

Le previsioni attuali suggeriscono che potrebbe esserci un compromesso per l’assegno pensionistico tra 650 e 670 euro. Nel 2023, una manovra aveva già proposto un aumento temporaneo per le pensioni pari o inferiori al minimo previsto dall’Inps. In seguito a questo, i pensionati sotto i 75 anni avevano visto un incremento dell’1,5% oltre alla rivalutazione generale del 7,3%, portando la cifra minima a 572,20 euro al mese. Per coloro sopra i 75 anni, l’aumento era stato del 6,4%, avvicinandosi ai 600 euro.

La posizione del governo

Le voci provenienti dall’opposizione e dai sindacati suggeriscono una resistenza alle proposte correnti. Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, ha espresso preoccupazione per gli effetti dell’inflazione sulle fasce più vulnerabili della popolazione. L’attenzione principale è focalizzata sull’aumento delle pensioni minime, dato l’impatto significativo dell’inflazione sugli ultimi anni, in particolare su coloro che ricevono pensioni più basse.

Durigon ha sottolineato l’importanza di non fare previsioni affrettate riguardo al futuro delle pensioni. Diverse variabili, come l’età dei pensionati e l’ammontare totale delle risorse disponibili, influenzeranno la decisione finale.

A La Verità, Durigon ha dichiarato:

L’inflazione ha colpito di più le fasce medio basse della popolazione alle quali assicureremo un incremento degli assegni, per il resto ci sono dei ragionamenti in atto, ma nulla è stato deciso. Tutto dipenderà dalle risorse che riusciremo a trovare.

Tuttavia, si lavorerà sull’incremento delle minime e di questo Durigon ne è certo:

Chi più di un pensionato che guadagna 600 euro al mese sta risentendo dell’aumento dei prezzi degli ultimi anni? Tuttavia, non so ancora che tipo di sforzo si può fare, i tempi per quantificare non sono ancora maturi e non è il momento di sparare cifre a caso. Ci sono numerose variabili in gioco e dipende anche dalla platea. La misura potrà coinvolgere solo gli over 75 o tutti gli anziani percettori di una minima.

Nel frattempo, il governo ha escluso modifiche significative per le pensioni medio-basse, ma considera possibili regolazioni per le pensioni più alte.

Quota 103 e Ape sociale: gli obiettivi

Il governo è determinato a rafforzare misure come Quota 103 e l’Ape sociale, nonostante le sfide finanziarie. Queste iniziative hanno come obiettivo di offrire flessibilità e supporto a gruppi specifici, come le donne che spesso iniziano a lavorare più tardi.

Dice ancora Durigon:

La volontà del governo non è solo quella di confermare le misure, ma anche di estendere la platea. L’Ape sociale può essere lo strumento tramite il quale assicurare maggiore flessibilità in uscita alle donne che per tutte le ragioni che conosciamo iniziano a lavorare più tardi e spesso hanno una vita contributiva meno continua rispetto a quella degli uomini.

Tuttavia, altre proposte, come Quota 41, potrebbero non trovare spazio nella prossima legge di bilancio, anche se il sottosegretario precisa che rimane “un obiettivo di legislatura che sarà sicuramente concretizzato”, anche perché “finalmente abbiamo la possibilità di ragionare in una ottica di cinque anni”.

Allo stesso tempo, anche Opzione Donna potrebbe subire una profonda revisione, con un nuovo irrigidimento dei requisiti di accesso.