Nell’abisso degli oceani, considerato ambiente di mistero e meraviglia, l’inquinamento altera irrimediabilmente il delicato eco-sistema marino.

I dati degli ultimi anni tracciano una tendenza preoccupante: il tasso d’inquinamento degli oceani sta aumentando, mettendo a rischio la salute degli eco-sistemi marini.

Il Pianeta blu, con il settanta percento della sua superficie ricoperta di acqua, mostra tutta la sua fragilità con l’aumento, spesso incontrollato, dell’inquinamento marino.

Con il quarantanove percento delle sostanze inquinanti, presenti nei mari e negli oceani, composte di materiale plastico, che durante la loro decomposizione generano particelle in grado di inserirsi nella catena alimentare, la fauna marina incorre in seri rischi.

La plastica è tra i rifiuti che, una volta raggiunto l’ambiente marino, è in grado di provocare maggiori danni al delicato eco-sistema blu.

In base ai dati, relativi al campionamento dell’inquinamento nell’ambiente marino, si stima che nelle distese blu i rifiuti plastici ammontano a circa centocinquanta milioni di tonnellate.

Con un tempo di decomposizione stimato tra dieci e trenta anni, i rifiuti plastici alterano irrimediabilmente la flora e la fauna marina.

Plastiche e sostanze chimiche alterano l’ambiente marino:

L’inquinamento degli oceani cresce a un ritmo preoccupante, quasi incontrollato, lasciando una traccia indelebile nelle acque marine e minacciando l’integrità dell’ecosistema blu.

I dati raccolti ed elaborati negli ultimi anni confermano il trend negativo, evidenziando l’urgente bisogno di affrontare il problema.

Nell’ambiente marino la presenza di sostanze inquinanti aumenta sia nella concentrazione sia nella varietà, danneggiando irrimediabilmente ecosistemi fino a qualche anno fa incontaminati.

Uno degli effetti più dannosi dell’inquinamento oceanico, per la flora e la fauna acquatica, è l’accumulo di plastica nelle distese blu.

In base ai dati raccolti e agli studi condotti è possibile stimare che, nelle acque marine, è presente una quantità di plastica pari a centocinquanta milioni di tonnellate.

Con il quarantanove percento dei rifiuti composto di materiale plastico, con un tempo di decomposizione stimato tra dieci e trenta anni, rappresentano un serio pericolo per la fauna marina.

Oltre la plastica, le sostanze chimiche rappresentano una delle maggiori fonti d’inquinamento per gli oceani.

Dagli scarichi industriali, con elevato contenuto di metalli pesanti e sostanze chimiche, alle fuoriuscite d’idrocarburi, molto dannosi per la flora e la fauna acquatica, l’ambiente marino è costantemente minacciato da sostanze inquinanti.

Fondali marini, un habitat che muta:

I fondali marini, cosi come per gli oceani, spesso possono essere considerati come la tappa finale del viaggio delle sostanze inquinanti che accedono all’ambiente marino.

Ogni volta che una sostanza inquinante raggiunge un fiume o un bacino idrico, inizia il suo lungo viaggio che terminerà nei fondali marini.

Basta immaginare un fiume e percorrere, almeno con l’immaginazione, il lungo viaggio che l’acqua percorre dalla sorgente fino al mare.

Dallo scioglimento di un ghiacciaio alpino, lungo la discesa verso valle, il fiume aumenta la sua portata e raccoglie con sé detriti e sostanze inquinanti che contaminano il suo corso.

Il fiume può confluire come affluente in altri fiumi o sfociare direttamente in mare, riversando nell’immensa distesa blu le sue acque e le sostanze inquinanti raccolte con sé.

Nel mare, come negli oceani, le sostanze inquinanti più leggere possono galleggiare mentre le sostanze più pesanti intraprendono il viaggio verso i fondali.

Ampie distese di sabbia, con flore surreali e sconosciute alla vita sulla terra, sono contaminate da detriti e rifiuti alterando irrimediabilmente l’ecosistema marino.

Oceani, le cause dell’inquinamento:

L’inquinamento degli oceani è il risultato di una serie di attività umane, che ha avuto un impatto devastante sull’ambiente marino.

Una delle principali fonti d’inquinamento degli oceani è il rilascio di rifiuti terrestri e industriali direttamente nelle acque e non sottoposti a corrette fasi di depurazione.

Le acque reflue non trattate, contenenti una miscela di prodotti chimici e detriti, spesso finiscono nei fiumi e nei laghi per poi raggiungere gli oceani.

Lo smaltimento incontrollato contribuisce in modo efficace all’accumulo di sostanze inquinanti nell’ecosistema marino.

Anche l’utilizzo della plastica monouso e delle microplastiche, rappresenta un’importante minaccia per gli oceani.

Sacchetti di plastica, bottiglie e imballaggi, smaltite in maniera non conforme o addirittura abbandonate in mare, rappresentano un serio pericolo per la fauna marina.

Negli anni questi oggetti si degradano in microplastiche, generando minuscole particelle in grado di introdursi nella catena alimentare marina. Con danni irreparabili agli organismi marini, causandone spesso anche la morte.

Tra le maggiori cause che contribuiscono ad aumentare l’inquinamento dell’ambiente marino, le attività connesse alla navigazione, hanno un forte impatto sul delicato ecosistema.

Negli ultimi decenni l’aumento degli scambi di merci internazionali, ha prodotto un incremento dei traffici sulle rotte marittime destinate alle navi cargo.

Le rotte oceaniche, con l’incremento dei flussi d’import ed export di merci internazionali, sono sottoposte a maggior traffico marittimo.

Ciò ha incrementato il rischio d’incidenti, come le fuoriuscite di carburante e le perdite di carico, che possono causare danni a lungo termine agli ecosistemi marini.

Gianni Truini