Si è tolto la vita Waldemar Victorino, centravanti nato in Uruguay che ha giocato in Italia una stagione con il Cagliari nel 1982-83, le cause della morte sono riconducibili al tentato suicidio di ieri sera. Il calciatore era alle prese con gravi problemi economici che lo hanno spinto all’estremo gesto. Victorino è conosciuto anche per aver ispirato la creazione di Ramon Victorino, attaccante della Celeste nel popolarissimo manga Holly e Benji, dopo aver particolarmente colpito l’autore del celebre fumetto durante la Coppa Intercontinentale giocata a Tokyo nel 1981 con la maglia del Nacional.
Waldemar Victorino causa morte
Un addio al calcio a causa di una salute precaria e una serie di problemi economici che lo hanno assillato negli ultimi anni. Gli ingredienti che hanno spinto l’ex calciatore del Cagliari Victorino al suicidio ieri sera con un colpo di pistola. Inutili i tentativi di soccorso con gli operatori sanitari che hanno decretato il decesso appena giunti in ospedale. Se in Sardegna non ha lasciato il segno, il suo nome è noto a milioni di bambini per essere stato l’ispiratore di Ramon Victorino dentro il famoso manga e, poi, cartone animato Holly e Benji.
Nato Montevideo il 22 maggio 1952, come ogni sudamericano gli viene affibbiato un soprannome e a lui tocca el Piscador. Esordisce nel 1969 nelle file del Cerro quando mette in mostra tutto il suo talento. A ventidue anni gioca una stagione al Progreso e poi passa al River Plate di Montevideo. Rimane tre anni nella capitale uruguaiana arrivando anche alla nazionale: è il 9 giugno 1976 e la Celeste viene battuta con un netto 0-3 dall’Argentina, in un match valido per la terza edizione della Coppa dell’Atlantico.
Segna tanto dimostrando di essere uno degli attaccanti più interessanti del panorama nazionale e nel 1978 arriva la chiamata del Nacional. Con la maglia di el Decano si afferma definitivamente facendo il salto di qualità che lo porta a diventare il capocannoniere della stagione con 19 reti. Il 1980 è l’anno della consacrazione anche a livello internazionale. Il Nacional vince il titolo nazionale e la Coppa Libertadores, battendo in finale i brasiliani dell’Internacional di Porto Alegre. Il doppio confronto si è aperto con lo 0-0 nella gara in Brasile, nella gara di ritorno è proprio Victorino a trovare la rete che decide la partita.
La ribalta arriva anche con la maglia della nazionale. Viene disputata infatti la prima edizione della Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo, diventata celebre come Mundialito, torneo che mette a confronto le selezioni che hanno vinto almeno un titolo mondiale e organizzata per celebrare il cinquantenario del primo campionato del mondo. La Celeste domina il torneo e Victorino ne è il trascinatore: el Piscador, che nel frattempo ha annunciato il ritiro dalla nazionale al termine della manifestazione, segna una rete sia all’Italia che all’Olanda nella fase a gironi prima di realizzare il gol decisivo nella finale contro il Brasile.
Con l’addio alla nazionale torna a pensare solo alla squadra di club. L’11 febbraio 1981, il Nacional gioca a Tokyo contro il Nottingham Forest per la Coppa Intercontinentale: Victorino si prende la scena e, dopo appena 10 minuti di gioco, segna la rete con cui el Decano sconfigge gli inglesi. Sarà anche nominato MVP della partita.
È il preludio all’addio per tentare fortune anche all’estero. Va in Colombia al Deportivo Cali ma è una esperienza che dura pochi mesi. Accetta quindi la corte del Cagliari provando l’avventura in Europa. Sbarca in Sardegna con la benedizione del CT dell’Italia Enzo Bearzot che lo ha definito uno dei colpi di mercato migliori. I dirigenti rossoblù lo seguivano da anni ed erano convinti fosse l’acquisto perfetto per risollevare le sorti della squadra.
Invece la stagione dell’uruguaiano è una delusione, ha enormi difficoltà con il nuovo stile di vita e gli allenamenti della Serie A finendo per segnare appena due reti in Coppa Italia e nessuna in campionato. Su di lui cominciano ad aleggiare anche leggende metropolitane che sostengono che il giocatore avrebbe mentito sulla sua età o, addirittura, che non sarebbe lui ma solo un parente che gli assomiglia. Più verosimilmente si parla di problemi di salute, oltre che di una carriera ormai in parabola discendente.
Nell’estate 1983 quindi decide di concludere l’esperienza nel Vecchio Continente. Approda in Argentina prima con la maglia del Newell’s Old Boys per due stagioni e poi con quella del Colon di Santa Fe. Si rivede qualche lampo del giocatore che aveva entusiasmato ma qualche problema fisico limita le sue prestazioni. Nella stagione 1986-1987 vola in Ecuador per giocare nella Liga Deportiva Universitaria di Portoviejo prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo e avviare la carriera da procuratore.
Negli ultimi anni