Il continente africano è recentemente stato scosso da diversi eventi politici significativi. Mentre la crisi legata al recente colpo di stato in Niger non ha ancora trovato una soluzione, una nuova onda di instabilità emerge in un altro angolo del continente, precisamente in Gabon, nazione di poco più di due milioni di abitanti. Qui, un gruppo composto da soldati e agenti di polizia ha annunciato drastiche decisioni post-elettorali. Questi hanno proclamato l’annullamento delle recenti elezioni, lo scioglimento completo delle istituzioni repubblicane e la fine dell’attuale regime al potere.

Dopo il Niger il Gabon: è caos in Africa

Questo choc politico è seguito immediatamente alla divulgazione dei risultati delle elezioni presidenziali. Ali Bongo Ondimba, che ha governato il paese per ben 14 anni, ha ottenuto una rinnovata fiducia, vincendo il suo terzo mandato con una percentuale significativa. Ma le polemiche non sono mancate: Albert Ondo Ossa, principale avversario politico di Bongo, ha sollevato dubbi e accuse di frode elettorale, rivendicando addirittura la vittoria prima della chiusura ufficiale dei seggi.

Golpe in Gabon: le motivazioni dei militari

I militari, che hanno annunciato la loro intenzione di “difendere la pace”, denunciano una gestione statale che definiscono “irresponsabile e imprevedibile“, con conseguenze dirette sulla coesione sociale del paese. Temono che il continuo deterioramento delle condizioni interne possa precipitare il Gabon nel caos. Di conseguenza, hanno deciso di agire per “porre fine all’attuale regime” e hanno sciolto tutte le istituzioni fondamentali del paese, invitando contemporaneamente la popolazione alla calma.

Il gruppo di militari coinvolti era composto da membri della Guardia Repubblicana, l’élite protettiva presidenziale, insieme a soldati dell’esercito regolare e agenti di polizia. Durante l’annuncio di questo radicale cambiamento, sono stati uditi colpi d’arma da fuoco in vari quartieri della capitale, Libreville.

Reazioni internazionali

Le istituzioni internazionali e i leader mondiali stanno monitorando attentamente gli sviluppi in Gabon. La Farnesina, rappresentante diplomatico dell’Italia, ha esortato alla prudenza, garantendo nel contempo il funzionamento dell’ambasciata italiana in Gabon. Anche l’Unione Europea, tramite Josep Borrell, ha espresso preoccupazione per l’instabilità crescente nella regione africana. La Cina ha espresso un appello simile, enfatizzando l’importanza della sicurezza del presidente Bongo e della stabilità nazionale.

Dopo il Niger il Gabon: cosa sta succedendo?

Seidik Abba, presidente del Centro internazionale di riflessione e studi sul Sahel, ha fornito a FranceInfo un’analisi penetrante sugli eventi in Gabon, sottolineando che i recenti eventi rispecchiano “gli ingredienti classici di un colpo di stato” e sollevando domande sulle capacità di Bongo di mantenere il controllo, dato anche il suo stato di salute precario. Abba ha inoltre evidenziato l’importanza dell’influenza francese in Africa, suggerendo che il collasso del Gabon potrebbe rappresentare un duro colpo per l’influenza politica ed economica della Francia nel continente.

Cosa sta succedendo adesso in Niger

La situazione in Gabon si inserisce in un contesto più ampio di instabilità politica in Africa, con recenti colpi di Stato in altri Paesi come Mali, Burkina Faso e Niger.

Con l’intensificazione della crisi politica in Niger, un crescente senso di incertezza avvolge il paese. La situazione ha causato particolari sfide per gli sfollati, con la limitazione delle operazioni umanitarie, riducendo l’assistenza e la protezione che possono ricevere. Tali difficoltà sono state ulteriormente esacerbate dalle sanzioni imposte dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) a seguito degli ultimi sviluppi politici.

Le sanzioni, pur essendo un mezzo per esercitare pressione politica, hanno avuto gravi ripercussioni sulle persone comuni. Gli effetti negativi sono particolarmente evidenti nell’aumento dei prezzi dei beni essenziali, che erano già in crescita prima dell’imposizione delle sanzioni. La situazione potrebbe aggravarsi se non si riesce a fornire assistenza alimentare e medica.

Inoltre, il Niger ha assistito a un’ondata di attacchi da parte di entità armate non governative, specialmente nelle zone confinanti con Mali e Burkina Faso. Questi attacchi hanno creato ulteriori problemi per gli sfollati, con un aumento significativo degli incidenti violenti, tra cui rapimenti e varie forme di violenza.

Con circa 700.000 sfollati forzati in Niger, la metà dei quali interni e l’altra metà rifugiati da paesi confinanti, le risorse stanno diventando scarse. La risposta umanitaria attuale potrebbe non essere in grado di far fronte a ulteriori crisi, rendendo la situazione sempre più precaria.

A tal proposito, le Nazioni Unite hanno sottolineato la gravità della situazione umanitaria in Niger, con milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare. L’organo ha sollecitato un maggiore sostegno finanziario per affrontare la crisi, ma il finanziamento rimane insufficiente.

Tensioni diplomatiche tra Francia e Niger

La situazione politica in Niger ha anche creato tensioni a livello internazionale. La recente richiesta del governo del Niger per il ritiro dell’ambasciatore francese ha intensificato ulteriormente la situazione. La Francia ha risposto rifiutando di riconoscere il nuovo regime e chiedendo il ripristino dell’ordine costituzionale.

Le tensioni tra Francia e Niger potrebbero avere profonde implicazioni per le relazioni bilaterali e la stabilità dell’intera regione dell’Africa occidentale. Sebbene le attuali circostanze siano complesse, l’intervento di organizzazioni internazionali come l’ECOWAS potrebbe offrire una via d’uscita per ripristinare l’ordine e la stabilità.

A ogni modo, l’attuale contesto in Niger è caratterizzato da una crescente pressione per la partenza dei militari francesi, nonostante non sia ancora stata fatta una richiesta formale in tal senso. Movimenti come M62, originatosi dalla decisione del presidente Bazoum di accogliere il sistema post-Barkhane nel 2022, chiedono apertamente il ritiro delle forze francesi. Questi gruppi, assieme alla giunta, vedono nella presenza militare francese un simbolo di neocolonialismo. Questo malcontento, combinato con le azioni passate della Francia in Africa, ha portato la nazione europea al centro delle critiche.

Perché la Francia è il bersaglio e la Cina no?

Ma perché la Francia è divenuta il principale bersaglio quando il Niger ha relazioni con vari paesi tra cui Cina, USA, Germania e altri? La risposta risiede principalmente nella storia e nell’approccio della Francia verso l’Africa, ha spiegato l’esperto Frédéric Lejeal a Le Point Afrique.

Per decenni, la Francia ha avuto un ruolo dominante in molte parti dell’Africa, spesso sostenendo regimi autoritari in linea con i propri interessi. Questa eredità, assieme a una moneta legata all’epoca coloniale e a discorsi che alcuni percepiscono come paternalistici, ha lasciato un’impronta duratura. Molti degli altri paesi citati non hanno una storia coloniale simile in Africa o hanno preso le distanze da tali pratiche. La Cina, ad esempio, è vista da molti come un partner che non porta con sé l’ombra del colonialismo.

Le azioni e le dichiarazioni della Francia hanno ulteriormente alimentato il sentimento anti-francese. Un esempio, citato da Lejeal, è il discorso di Nicolas Sarkozy a Dakar nel 2007, che molti hanno percepito come moralistico e condiscendente. A ciò si aggiunge la percezione che la Francia rappresenti una sorta di “Occidente decadente“, in linea con quello che dice la Russia, visti i valori non sempre in sintonia con quelli di molte società africane. Ad esempio, temi come l’omosessualità e il matrimonio tra persone dello stesso sesso sono contestati da molte persone e nazioni africane. Le leggi francesi, come quella che proibisce l’uso del velo a scuola, hanno anch’esse contribuito a tensioni e proteste, come quelle verificatesi a Niamey nel 2004.

Infine, la percezione di un doppio standard da parte della Francia, evidente nell’approvazione del colpo di stato in Ciad dopo la morte di Idriss Déby Itno nel 2021, ha ulteriormente infiammato il sentimento contro Parigi. Tutto ciò rende complesso il contesto in cui Francia e Niger cercano di definire il loro futuro rapporto.