Si lavora senza sosta all’hotspot di Lampedusa: i trasferimenti proseguono frenetici nel porto agrigentino, con 1.300 migranti che hanno lasciato la città diretti verso altri centri d’accoglienza nella penisola solo ieri.

Questa mattina, nonostante gli avvenuti spostamenti, l’hotspot risultava comunque sovraffollato. Erano infatti 2.201 le persone presenti nella struttura. Tra questi, si contano anche 289 minori non identificati: le autorità stanno proseguendo con le attività di fotosengalazione e identificazione.

Migranti, i trasferimenti di oggi da Lampedusa

Anche oggi si prospetta una giornata di lavoro senza sosta per le autorità portuali e i volontari dell’hotspot. Sono già partite le operazioni di imbarco di 600 migranti sulla nave San Giorgio, mentre altre 500 persone saliranno sulla Galaxy nel pomeriggio.

Ma non finisce qui: le autorità hanno organizzato un volo dall’Oim che trasporterà 180 migranti a Roma. La partenza è attesa per le 18. Infine, anche la nave Cossyra sarà impegnata oggi per un trasferimento: saranno 150 i profughi diretti verso Porto Empedocle sull’imbarcazione.

Nuovi sbarchi

La calma portata da un mare mosso, che ha ritardato alcuni arrivi, ma permesso al porto di Lampedusa di organizzarsi per accogliere nuovi sbarcati.

Ma nella serata di ieri, tra il trambusto dei trasferimenti e le manovre organizzative di un hotspot oltre capienza massima (che negli scorsi giorni ha raggiunto quota 4mila ospiti) si sono registrati sull’isola due nuovi sbarchi. In tutto, erano 55 le persone che hanno finalmente toccato la terra ferma di Lampedusa dopo un lungo viaggio per mare.

In mattinata, inoltre, Lampedusa si è preparata al maxi sbarco di un peschereccio di 15 metri con 270 persone a bordo. Tra di loro si contava anche una donna e un minore. I migranti hanno affermato che il natante era partito da Zuara in Libia. Si tratta soprattuto di persone bengalesi, egiziane, marocchine, pakistane e siriane. Ognuno dei passeggeri, sempre secondo quanto dichiarato dagli sbarcati, avrebbe pagato 3.500 dinari libici per poter accedere al peschereccio che li ha portati in Italia.