Sarebbe stato colpito a morte con calci e pugni per aver imboccato la porta sbagliata, Lorenzo Nardelli, il 32enne trovato senza vita nell’ascensore di un condominio di via Rampa Cavalcavia, a Mestre, il 10 agosto scorso. Avrebbe dovuto incontrare una donna, invece si era trovato davanti i due cugini Radu e Marin Rasu che, pensando fosse un ladro, lo avevano aggredito, fino a lasciarlo a terra inerme. L’accusa contestatagli è di omicidio volontario.

Omicidio di Lorenzo Nardelli a Mestre, le ultime notizie: ricostuito il movente

A riportarlo è il Gazzettino Veneto. Stando a quanto ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile di Venezia, coordinati dal sostituto procuratore Stefano Buccini, Nardelli si sarebbe ritrovato a casa dei moldavi perché, dopo aver varcato la soglia del portone d’ingresso del condominio di via Rampa Cavalcavia, avrebbe imboccato la rampa sbagliata, raggiungendo il pianerottolo “parallelo” a quello della donna con cui aveva un appuntamento, una escort.

Radu e Marin Rasu, che avevano lasciato la porta socchiusa ed erano già alticci, pensando che fosse un ladro, lo avevano aggredito con calci e pugni, rincorrendolo mentre fuggiva (secondo l’autopsia uno dei due lo tratteneva, mentre l’altro lo picchiava), fino a raggiungere l’ascensore, dove poi il 32enne è stato trovato senza vita. A confermarlo sarebbero più elementi.

Innanzitutto, i messaggi che Nardelli avrebbe scambiato con la donna del condominio “incriminato”; poi, la testimonianza della donna stessa, che ai carabinieri ha detto che quella sera gli avrebbe aperto il portone senza mai vederlo arrivare. Tanto che a un certo punto gli avrebbe perfino scritto in chat: “Ma dove sei?”, senza ricevere risposta.

La versione dei fatti degli indagati

I due indagati, di 32 e 35 anni, si trovano in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Fin dall’inizio sostengono di aver agito per difendersi, essendo convinti che Nardelli fosse un malintenzionato. Gli inquirenti avevano ipotizzato che i due potessero averlo attirato in una trappola, ma le indagini sembrerebbero aver accertato la pista dello scambio di casa.

Anche perché, a differenza di quanto emerso in un primo momento,vittima e carnefici non si conoscevano, né avevano mai avuto contatti di alcun tipo, nemmeno sui social.

Questa notizia è sconvolgente, ridimensiona completamente la posizione dei nostri clienti – ha dichiarato l’avvocato Giorgio Pietramala, che insieme al collega Jacopo Trevisan li difende -. Riteniamo che non si possa più parlare di omicidio volontario, eventualmente di eccesso di legittima difesa.

Non è dello stesso avviso la Procura, secondo cui i due cugini sarebbero comunque colpevoli di aver agito con violenza in assenza di un reale pericolo.

La dinamica del delitto

Secondo chi indaga stavano mangiando e bevendo quando si trovarono di fronte Nardelli che, approfittando dell’uscio semiaperto, credendo di aver raggiunto l’appartamento della donna che doveva incontrare, era entrato. Quando è stato ritrovato, neanche un’ora dopo, aveva il cranio fracassato e parecchi lividi su un braccio, come se uno dei due l’avesse trattenuto, mentre l’altro lo colpiva. A mani nude.

Lui si era dimenato, aveva urlato, attirando l’attenzione di alcuni residenti che, preoccupati, avevano chiamato i soccorsi. All’arrivo delle forze dell’ordine i tre si trovavano all’interno della cabina dell’ascensore, rimasta bloccata proprio a causa degli sballottamenti provocati dai colpi. Nardelli ne era uscito senza vita. Ed era stato additato come un ladro in cerca di fortuna.

In tanti lo scorso 18 agosto si sono recati a Salzano, suo paese d’origine, per le esequie.

Lorenzo portava dentro di sé le sue fragilità e forse per questo era amatissimo e oggi per i suoi cari è così difficile e duro riconsegnarlo,

aveva detto il parroco.

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