Nichi Vendola interviene sulle polemiche scatenatesi dopo le parole di Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni, che aveva parlato del terribile stupro avvenuto a Palermo colpevolizzando quasi la vittima. Una tendenza ormai inaccettabile, come ha svelato a margine della presentazione del Book Ciak Azione alle Giornate degli autori a Venezia a TAG24.
Giambruno polemiche per lo stupro di Palermo, la dura risposta di Nichi Vendola
L’attenzione nella conversazione con Nichi Vendola si sposta sui temi di attualità, come la frase shock del compagno di Giorgia Meloni: “Il suo è stato autolesionismo, così come quello di Morgan. È importante capire che non si può di fronte a uno stupro colpevolizzare la vittima, è inaccettabile ed indecente così come sentire un artista urlare f****. Queste persone dovrebbero contribuire per elevare lo spirito pubblico e vengono pagate per farlo”, poi su Morgan si dice dispiaciuto rispetto a quanto ha assistito “Mi dispiace molto per lui, quando non insulta e non perde la trebisonda è un artista apprezzabile. Un artista quando è sul palco ha un compito, il potere di usare espressioni trivie che possono legittimare”.
Venezia e il suo rapporto con il cinema
“Ho accettato subito perché il Festival del Cinema è sempre stato un grande richiamo per me come fruitore dell’arte, non solo come cittadino ma anche politico”, svela Nichi Vendola sul suo ruolo al festival, ribadendo “Frequentavo Venezia negli anni del mio governo e abbiamo fatto investimenti strategici come Puglia. Questa chiamata è stata una sorpresa piacevole e sono molto felice di lavorare con persone che stimo molto”
Spiega come quello che ha portato a scegliere i vincitori del concorso sia un fil rouge legato al riscoprire valori di umanità: “Mi colpisce quello che accade fuori nella società, un restare disumani che ci circonda. La mattanza di una capretta alla festa dei 18 anni, lo stupro di gruppo, la violenza sui disabili…viviamo nell’epoca della riproducibilità tecnica della disumanità, questo è un fatto terribile perché il livello di banalizzazione del male è giunto alla sua spettacolarizzazione. Durante la storia hanno sempre cercato di cancellare le tracce dei crimini, oggi ogni piccola carneficina come quella di una capretta viene fatta circolare come se fosse una prodezza. La banalità del male porta alla connivenza con le stragi nel mediterraneo, all’indifferenza programmatica per la sofferenza degli altri. Una disumanità in grado di diventare un ingredienti di dibattito pubblico. Quando c’era la parolaccia l’insulto peggiore era essere un buonista, un velletario incompetente. I corti che premiamo recuperano uno sguardo sulla filigrana degli esseri umani”.