Riforma delle pensioni del 2024, si va verso la conferma di quota 103 come misura ponte che dovrà portare a un più organico riordino delle norme previdenziali nel prossimo anno, e l’aumento delle minime oltre i 616 euro. Sono le ultime novità che emergono dalle intenzioni del governo guidato da Giorgia Meloni in merito alle misure previdenziali che saranno inserite nella legge di Bilancio di questo autunno.
Novità sono attese anche per quanto riguarda l’Ape sociale e la misura di uscita anticipata opzione donna. Sulla riforma delle pensioni, tuttavia, pesa la scarsità delle risorse che verranno investite nella Manovra del prossimo autunno: fondi saranno trovati grazie alla tassazione degli extraprofitti e dei redditi più alti, ma occorrerà arrivare a circa 30 miliardi di euro per tutte le misure della legge di Bilancio.
Riforma pensioni 2024, si va verso la conferma di quota 103
Sulla riforma delle pensioni del 2024 irrompe la conferma di quota 103, date le poche risorse per le misure di previdenza. L’uscita anticipata della 103 consente di andare in pensione con 41 anni di contributi ma solo a partire dall’età di 62 anni per raggiungere la quota.
Nulla da fare sull’eliminazione del requisito anagrafico per consentire la cosiddetta quota 41 per tutti. La misura, attualmente limitata da rigidi paletti, nella versione libera costerebbe svariati miliardi di euro secondo le stime effettuate negli ultimi mesi. Ragione per la quale, la misura tanto cara a Matteo Salvini, potrebbe essere adottata solo alla fine della legislatura.
Riforma pensioni, anche nel 2024 non ci sarà quota 41 per tutti
Senza quota 41, per i lavoratori le alternativi si riducono all’Ape sociale e all’opzione donna. Per quanto concerne l’anticipo pensionistico dei 63 anni, l’intenzione del governo sarebbe quella di allargare le categorie che possono uscire prima perché rientranti tra quelle gravose. Lo stesso allargamento era stato effettuato già da Mario Draghi quando era al governo: le attuali categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose sono 23, con opportunità di uscita a 63 anni unitamente a 36 anni di contributi versati.
Opzione donna e Ape sociale, quali novità sono in arrivo?
Sull’opzione donna, attualmente consentita all’età di 60 anni (59 o 58 anni in determinati casi), unitamente a 35 anni di contributi e alla possibilità di poter vantare condizioni di disagio quali disoccupazione, carichi di cura o disabilità al 74 per cento, la legge di Bilancio 2024 dovrebbe consentire un ritorno ai requisiti validi fino allo scorso anno. Con i paletti introdotti quest’anno, infatti, sono state poche le lavoratrici che hanno potuto agganciare questa misura, considerando che il calcolo della futura pensione debba avvenire, necessariamente, con il meno conveniente sistema contributivo.
Non dovrebbero subire variazioni gli altri canali di Ape sociale, in particolare per i lavoratori che escano per una delle situazioni di disagio previste, ovvero di disoccupazione, di inabilità al lavoro al 74 per cento o di carichi di cura verso familiari bisognosi (caregiver).
Aumenti delle pensioni minime oltre i 616 euro
Novità emergono sugli aumenti delle pensioni minime, nel 2023 arrivate a 600 euro per effetto degli adeguamenti all’inflazione e a un surplus del 6,64% (per gli over 75 anni) e dell’1,5% per gli under. Tuttavia, detti aumenti dovranno essere confermati nella prossima legge di Bilancio anche per il 2024. A tal proposito si osserva che, con l’adeguamento delle pensioni minime al tasso di inflazione da applicare – pari al 2,7% – si andrebbe a 616 euro.
Le aspettative sono quelle di aggiungere qualche decina di euro a questo importo per aiutare questa categoria di pensionati. In campagna elettorale, Forza Italia aveva promesso aumenti delle pensioni minime a 1.000 euro: molto probabilmente questo importo sarà irraggiungibile in questa legge di Bilancio.