Si accendono i motori in vista della manovra di bilancio e scoppiano, come è inevitabile, le prime polemiche: a far discutere, in particolare, sono le affermazioni della presidente Meloni sul Superbonus 110%. Durante il Cdm di ieri la premier ha infatti attaccato duramente la misura voluta nel 2020 dal Movimento 5 Stelle definendola, senza giri di parole, «la più grave truffa ai danni dello Stato» oltre che un vero e proprio «disastro contabile».
Le critiche della premier – peraltro già espresse in passato – hanno come prevedibile scatenato la reazione del Presidente dei 5S Giuseppe Conte che, in un post su Facebook, ha accusato la Meloni di «imbastire narrazioni di comodo sulla manovra» per trovare un capro espiatorio in grado di giustificare l’austerità prevista per la prossima manovra di bilancio.
Santillo (M5S): “Sul Superbonus i dati parlano chiaro. La presidente Meloni dia risposta agli esodati”
Il riferimento al Superbonus durante il Cdm di ieri è servito, in ogni caso, alla presidente Meloni per chiarire un punto con gli alleati di Governo: la manovra di bilancio dovrà evitare sprechi. L’esiguità delle risorse sul tavolo impone infatti all’Esecutivo di fare sacrifici e, soprattutto, scelte oculate.
Le prime affermazioni della premier sulla manovra, tuttavia, hanno già messo sul piede di guerra le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle, in particolare, ha risposto compatto alle accuse avanzate dalla premier criticando la strumentalizzazione del Superbonus e l’incapacità dell’esecutivo di assumere responsabilità delle proprie scelte.
A sottolineare questa posizione è anche Agostino Santillo, vicepresidente gruppo M5S alla Camera, che in questa intervista esclusiva per TAG24 ha commentato le affermazioni della presidente del Consiglio e le prospettive della prossima manovra di bilancio.
Onorevole Santillo, ieri la presidente del Consiglio ha definito il Superbonus come la più grande «truffa ai danni dello Stato». Cosa pensa di questa affermazione?
«La ritengo un’affermazione molto grave perché totalmente falsa. Vorrei ricordare, infatti, che in campagna elettorale la premier Meloni aveva promesso aiuti nei confronti degli esodati del Superbonus. Oggi invece, confondendo il Superbonus con il bonus facciate, la presidente del Consiglio tenta solo di intorbidire le acque.
Credo appaia chiaramente la volontà del Governo di distogliere l’attenzione dai problemi della Manovra economica in cantiere, colpendo peraltro le persone che hanno creduto nel Superbonus e dunque nello Stato. Decidendo di affossare questa misura il Governo sta nei fatti sbattendo la porta in faccia a imprese, liberi professionisti e operatori finanziari che ora si trovano senza risposte.
Tra l’altro i dati parlano chiaro. Il superbonus è stato un volano economico enorme che ha contribuito a incrementare il nostro Pil, tra il 2021 e 2022, dell’11%. Sia l’Ufficio parlamentare di bilancio sia Banca d’Italia hanno chiaramente detto che il Superbonus è una misura non regressiva che avvantaggia le fasce più deboli. Sono proprio queste fasce, tuttavia, quelle che il Governo attacca in tutti i modi, anche con il taglio del Reddito di cittadinanza».
Crede che l’attacco del Governo al Superbonus e al reddito di cittadinanza sia sul merito o risponda più alla volontà di colpire politicamente il Movimento 5 Stelle?
«Credo ci sia la volontà di distogliere l’attenzione pubblica dai problemi che ci apprestiamo a incontrare con una Manovra lacrime e sangue. Il problema è che il Governo sceglie di colpire sempre i più deboli, come dimostra anche il caso del Superbonus. Vorrei ricordare infatti che l’80% delle risorse impiegate per questa misura sono state utilizzate sulla prima casa, dunque non solo dai ricchi.
Io voglio credere non ci sia la volontà di portare avanti un attacco politico su un tema così delicato, ma se così dovesse essere inviteremo la Meloni a rientrare nel mondo reale. Ci sono persone che hanno dovuto affittare una casa per consentire i lavori nella propria e adesso non hanno i soldi per terminare i lavori stessi. Quale futuro intende garantire la premier a queste persone?»
Le priorità del Governo per la manovra sono le famiglie, la natalità e il sostegno ai redditi bassi. Al di là del metodo, è d’accordo su queste priorità? C’è qualcosa che manca nel progetto Meloni per l’Italia?
«Nel progetto Meloni mancano una visione, una programmazione economica, una politica di investimenti e industriale. Quella portata avanti è solo una politica di austerità che leva risorse soprattutto alle fasce più deboli.
Anziché colpire gli extra profitti o i colossi del web, il nostro esecutivo preferisce privatizzare i porti italiani. Il Movimento 5 Stelle non ha pregiudizi nei confronti di investitori privati ed esteri. Se parliamo dei porti, tuttavia, il controllo deve certamente rimanere nelle mani dello Stato.
Lo stesso discorso vale per il settore delle telecomunicazioni, asset strategico per il Paese nel quale invece il Governo relega il MEF ai margini, con una quota praticamente irrisoria nella nascente società della rete che dovrebbe essere scorporata da Tim. Questo per noi è inaccettabile. Doveva essere il Governo dei patrioti, invece è il governo che per racimolare qualche risorse non sa fare niente di meglio che svendere l’Italia».
La convince l’apertura della Meloni al salario minimo? E, soprattutto, come ha giudicato la decisione della premier di passare il dossier al Cnel?
«Credo che quella apertura sia stata solo una messa in scena. Se la Meloni avesse voluto davvero aprire al salario minimo avrebbe potuto accettare la nostra proposta di legge. O magari avrebbe potuto emendare qualcosa per non dare colore politico alla misura. L’impressione è che la premier voglia evitare di riconoscere alle opposizioni la paternità di questa proposta che, ricordo, il Movimento 5 Stelle chiede da 10 anni.
Oggi le opposizioni sono unite sul tema del salario minimo, ma la risposta concreta deve arrivare dal Governo. Non è possibile ignorare il fatto che in Italia ci siano quasi quattro milioni di lavoratori poveri che non arrivano a fine mese».
Ieri in diverse città di Italia si sono svolte manifestazioni di protesta contro l’abolizione del reddito di cittadinanza. La preoccupa l’autunno che verrà?
«Assolutamente sì. Molte persone mi hanno scritto perché non riescono più a fare la spesa. Il Governo da un lato ha voluto garantire il sostegno ai non occupabili, di fatto limitandosi a cambiare il nome alla misura. Il vero problema sarà per le persone sbrigativamente ritenute occupabili. Persone che, se non riusciranno a trovare un lavoro, rimarranno senza niente. Quindi sì, lungi dal voler speculare o soffiare sul fuoco, siamo assolutamente preoccupati».