Cos’è la malattia Seu, come si prende e come si cura. La Seu è una patologia rara molto acuta che colpisce prevalentemente i bambini.

La malattia, il cui acronimo indica sindrome emolitico-uremica, è associata alla manifestazione di anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale. Sono questi i principali sintomi indicatori della patologia.

La Seu è una malattia che rientra nel gruppo delle microangiopatie trombotiche. Possiede alcune caratteristiche patologiche della porpora trombotica trombocitopenica e con essa condivide anche le stesse tipiche lesioni microscopiche.

Scoperta per la prima volta nel 1955, la Seu non è una patologia particolarmente letale. Il tasso di mortalità della sindrome si aggira tra il 5 e il 10% dei casi registrati. Generalmente chi la contrae e ne guarisce ritorna al pieno delle capacità dell’organismo. Solo in una piccola parte dei pazienti che hanno superato la malattia si sono registrate lesioni permanenti al sistema renale.

La patologia colpisce prevalentemente i soggetti in età pediatrica. In essi la malattia attiva la rottura dei globuli rossi, diminuisce bruscamente il numero di piastrine e di conseguenza causa una grave insufficienza renale.

La Seu è così la principale causa di insufficienza renale acuta nei primi anni di vita.

Cos’è la malattia Seu: il contagio e i sintomi

La patologia si sprigiona dopo l’infezione intestinale di un ceppo del batterio Escherichia Coli. È proprio questa infezione a determinare l’emolisi, cioè il disgregamento dei globuli rossi e l’accentuato consumo di piastrine.

Come immediato effetto nell’organismo del soggetto colpito si formano dei piccolissimi trombi, vale a dire degli anomali agglomerati di globuli rossi e piastrine che vanno a danneggiare diversi organi ed in special modo i reni. Non è però escluso che la malattia porti gravi conseguenze anche all’intestino ed al cervello.

L’Escherichia Coli entra nell’organismo principalmente per via alimentare di carne cruda o poco cotta o per la presenza di ambienti non sanificati. In alcuni casi il trasferimento all’uomo può essere veicolato dal contatto con le feci di animali infetti.

Il primo importante focolaio è stato registrato negli Stati Uniti nel 1982. L’infezione che era sfociata poi in malattia Seu era stata generata dal consumo di carne bovina trasformata in hamburger distribuiti in una catena di fast food. A consentire il contagio fu la non perfetta cottura della carne già infettata dal batterio. Ci furono 732 casi confermati di Seu, con quattro di essi che non sopravvissero alla malattia.

Gli effetti della malattia

Il contagio con Escherichia Coli nei bambini porta spesso alla Seu. Il paziente soffre di forti dolori addominali e diarrea con presenza di sangue nelle feci. Sono proprio i coaguli di sangue che si sviluppano nei reni a causare i principali danni a tale organo e a portare l’infezione ad una insufficienza renale. Se presente la febbre è di modesta entità.

Ai primi sintomi occorre subito intervenire per evitare danni ulteriori all’apparato renale. Al momento non esistono esami medici specifici che permettano di individuare la malattia con estrema precisione.

Il riscontro però di un basso indice di conta piastrinica in soggetti colpiti da Escherichia Coli danno un campanello d’allarme ben preciso sulla possibile evoluzione in Seu.

Il trattamento medicinale aggressivo permette la sopravvivenza del 90% dei casi. Circa un terzo dei soggetti sopravvissuti alla Seu manifestano però disfunzioni renali durature tali da richiedere dialisi a lungo periodo.

Statisticamente l’8% dei pazienti sviluppa ulteriori complicanze permanenti che vanno dall’ipertensione arteriosa e alle convulsioni fino alla cecità o la paralisi motoria.

Come già anticipato la Seu colpisce prevalentemente bambini data la fragilità del sistema renale. Allo stesso modo il decorso è maggiormente severo nei soggetti anziani.

Negli adulti, invece, la Seu è più rara. Può manifestarsi in associazione a insufficienze già presenti per altre patologie come ad esempio infezione da HIV, sindrome da anticorpi antifosfolipidi, insufficienza renale postpartum; ipertensione maligna o sclerodermia.