Sarebbero ormai alle battute finali, le indagini riguardanti l’omicidio di Alice Neri, la donna di 32 anni trovata morta carbonizzata a Fossa di Concordia, nel Modenese, lo scorso novembre. Dopo l’archiviazione delle posizioni di Nicholas Negrini e Marco Cuccui – rispettivamente marito e collega di Alice, iscritti nel registro degli indagati come atto dovuto – e l’esclusione del coinvolgimento del “terzo uomo del mistero”, l’altro collega di Alice sospettato di aver avuto un ruolo nella vicenda, si è stretto, infatti, il cerchio intorno al principale indiziato, il tunisino di 29 anni Mohamed Gaaloul, in carcere da dicembre.

Alice Neri, a che punto sono le indagini per omicidio

La vera e propria svolta sarebbe arrivata nel corso della seconda autopsia, effettuata sul corpo di Alice da un super pool di esperti guidato dalla dottoressa Cristina Cattaneo, che ha già preso parte, in passato, a casi come quello di Yara Gambirasio e Saman Abbas. Sullo scheletro della donna – ridotto a brandelli dall’incendio appiccato alla sua auto – sarebbero stati trovati, infatti, segni riconducibili a un accoltellamento. E tanti indizi graverebbero su una persona, in particolare: Mohamed Gaaloul.

“Dalla relazione fatta dai consulenti sembra proprio che la povera Alice Neri sia stata massacrata da un numero notevole di coltellate, superiore rispetto alle tracce trovate (le ferite rinvenute sullo scheletro, quattro o cinque). Dopo questo direi che ci sia ben poco da aspettarsi. Siamo fondamentalmente alla fine, a breve arriverà sicuramente quello che tecnicamente viene definito l’avviso ex art. 415 bis, cioè l’avviso della conclusione delle indagini preliminari“, ha spiegato a Tag24 l’avvocato Cosimo Zaccaria che, fin dagli esordi del caso, assiste la famiglia della vittima.

Gravi indizi di colpevolezza a carico di Mohamed Gaaloul

Per la vicenda, nel tempo, sono stati indagati in quattro: Nicholas Negrini, il marito; Marco Cuccui, il collega con cui Alice avrebbe trascorso l’ultima serata in un bar; il famoso “uomo delle lettere”, il secondo collega di Alice sospettato per lungo tempo di essere coinvolto nella vicenda – la cui posizione, come nel caso dei primi due, è stata archiviata (si trovavano tutti a casa, al momento dei fatti) -, e Mohamed Gaaloul, che la sera del delitto avrebbe chiesto alla giovane un passaggio. Su di lui si concentrano i sospetti degli inquirenti.

“Gli indizi di colpevolezza a suo carico sono stati enucleati in modo piuttosto chiaro ed analitico dall’ordinanza del Tribunale del Riesame di Bologna che è stata poi confermata, nel mese scorso, dalla Corte di Cassazione (a cui Gaaloul aveva fatto ricorso)”, spiega ancora l’avvocato Zaccaria. Innanzitutto, sarebbe l’ultimo ad aver visto Alice e l’ultimo ad essere salito sulla sua auto, prima che morisse. Conosceva bene, inoltre, il luogo in cui la macchina è stata data alla fiamme – con all’interno il corpo della 32enne -, un “luogo ameno e sconosciuto”, che lui aveva frequentato spesso, “sia con amici che con amanti”. Doveva sapere anche che, da qualche parte, c’era la tanica contenente olio esausto mantenuta da un contadino che si occupa del fondo, rinvenuta – mezza vuota -, dopo il delitto.

Del resto la stessa tanica comparirebbe anche in un video – prodotto dalla difesa – girato appena due settimane prima, nel corso di una grigliata a cui anche l’indagato aveva preso parte. Non è tutto: tornando a casa, verso le 8 del mattino del 18 novembre, giorno dell’omicidio, alcuni suoi connazionali avrebbero notato che aveva i vestiti sporchi di nero; uno di loro, essendo un meccanico, aveva parlato espressamente di “olio”. Olio di cui tracce sarebbero state trovate anche all’interno del suo borsello, insieme al Dna di Alice e a residui di cocaina. Olio che, secondo gli esperti, sarebbe stato usato come accelerante, insieme a della benzina, per appicare l’incendio.

La fuga e il silenzio

A tutto questo si aggiungono altri due particolari – secondo il legale della famiglia Neri -: il primo è che Gaaloul sostanzialmente si è dato alla macchia. Quando ha capito che iniziavano le prime indagini si è recato all’estero, andando in tre Stati – Germania, Svizzera e Francia – e sfuggendo a una retata della Deutsche Polizei, la polizia tedesca dei reparti speciali, lasciando addirittura il cane e alcuni effetti personali. Cosa che fa pensare che non fosse via per piacere o per cercare lavoro, come qualcuno ha detto. L’altro particolare – e lo dico da difensore, perché di solito ho ruoli di difesa – è che, dal momento in cui è stato arrestato, a dicembre 2022, non ha detto nulla sul perché e percome si trovasse con Alice, cosa è successo o non è successo. Nulla a suo discarico. Una scelta processualmente legittima e forse dotata anche di una pregnanza strategica. Ma l’esperienza insegna che se qualcuno è innocente e viene accusato di un crimine del genere la sua innocenza vuole urlarla. A mio avviso il quadro è piuttosto solido, ho visto condannare persone per molto meno. La difesa continuerà a sostenere come in realtà ci siano dei tasselli mancanti, è il suo lavoro, ma il processo penale italiano è anche indiziario. Certe cose potranno forse meglio essere dettagliate in futuro, ma per ora basta e avanza, a nostro avviso”.

La questione della disinformazione mediatica

La speranza della famiglia è che si arrivi presto alla verità e che Alice possa finalmente ottenere non solo la sepoltura che merita (cosa che, ad oggi, per via dei continui accertamenti, non è ancora avvenuta), ma anche giustizia.

“Alice Neri è stata uccisa due volte, la prima fisicamente, la seconda mediaticamente, perché è stata scandagliata molto più la sua vita di quella del signor Gaaloul – conclude l’avvocato Zaccaria -. Sono stati usati tutti una serie di stereotipi sul ruolo di donna che avrebbe dovuto incorporare o non incorporare, sono state dette delle gravi falsità contro di lei, che l’hanno denigrata. Non da ultimo il fatto che su una delle spalline del suo reggiseno – ritrovato nell’immediatezza, sul luogo in cui è stato bruciato il corpo – vi fossero tre tracce di Dna di tre uomini diversi, quando in realtà una era la sua e due di due carabinieri che avevano preso parte alle indagini. Si è mai parlato, fino in fondo, di femminicidio per Alice Neri? O si è subito buttato un alone di dubbio sulla sua onorabilità, sul fatto che fosse una persona poco seria, che doveva stare a casa con la figlia, ecc.? Nel 2023 è inconcepibile.