Bonus ristrutturazioni del 50%, a chi va l’agevolazione se a pagare i lavori non è il proprietario dell’immobile? A queste e ad altre domande ha fornito chiarimenti l’Agenzia delle entrate, designando un sistema di bonus edilizi generosi con i proprietari degli immobili, ma anche con chi paghi di tasca propria i lavori di ristrutturazione. L’allargamento dell’agevolazione avviene, tuttavia, entro limiti ben definiti. Gli stessi principi sono dettati anche per i lavori effettuati con l’agevolazione del superbonus.
Bonus ristrutturazioni 50%, a chi l’agevolazione se a pagare i lavori non è il proprietario?
Sul bonus ristrutturazioni del 50% l’Agenzia delle entrate ha chiarito che l’agevolazione non sempre spetta al solo proprietario dell’immobile oggetto degli interventi. Può riguardare anche chi paghi gli interventi, sia esso il coniuge che un parente. Nella circolare numero 17 del 2023, l’Agenzia delle entrate fissa ai parenti entro il terzo grado o agli affini entro il secondo grado il limite di parentela entro il quale far muovere l’agevolazione dei bonus edilizi. Tale principio, tuttavia, si concretizza se il parente pagatore conviva nell’abitazione oggetto di intervento.
Bonus ristrutturazioni, chi può beneficiare dell’agevolazione?
Pertanto, chi sostiene le spese per i lavori relativi al bonus ristrutturazione deve avere la disponibilità dell’edificio. Per provare tale disponibilità, non è necessaria la presentazione di contratti, e nemmeno occorre che la convivenza o la disponibilità si protraggano per tutta la durata di beneficio del bonus.
In altre parole, non è occorrente che il parente abbia con il proprietario dell’immobile un contratto di comodato d’uso. È sufficiente, invece, che chi sostiene la spesa per le ristrutturazioni e il proprietario dell’immobile sottoscrivano una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, all’interno della quale emerga la convivenza tra i due.
Tali requisiti devono sussistere nel momento in cui vengano iniziati gli interventi edilizi e devono perdurare quando si sostengono i relativi costi. L’Agenzia delle entrate chiarisce, inoltre, che l’immobile oggetto dei lavori non deve essere necessariamente quello nel quale la famiglia abbia stabilito la propria abitazione principale, sia del proprietario che del familiare convivente.
Regole valide anche per il superbonus
Chiarimenti di questo tipo possono essere fatti valere anche nei confronti del superbonus. Specifiche su chi debbano essere intessi come familiari sono da ricercarsi al comma 5, dell’articolo 5, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), il quale specifica che il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini non oltre il secondo grado rientrano nella disciplina richiamata dall’Agenzia delle entrate.
Il bonus ristrutturazioni consente una detrazione fiscale del 50 per cento delle spese sostenute per interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici residenziali o sulle singole unità. A tal proposito, non sono previsti limiti di categorie catastali. Sostenendo delle spese per i lavori di ristrutturazione, si ha diritto alla detrazione fiscale: tale diritto compete pure se il sostenimento dei costi avvenga in un periodo di imposta prima rispetto a quello in cui siano iniziati gli interventi oppure susseguente rispetto a quello nel quale gli interventi siano stati terminati.