Che cos’è l’abaya? In molti se lo domandano oggi dopo che in Francia, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico, è stata decretata l’entrata in vigore di una nuova regola che ne proibisce l’uso nelle scuole statali. A decidere questo divieto è stato il ministero dell’Istruzione. Ma come mai è stato vietato? E di cosa stiamo parlando esattamente? Scopriamolo subito.

Cos’è l’abaya?

La scelta di vietare in Francia l’abaya è stata comunicata direttamente dal ministro dell’Istruzione Gabriel Attal alla televisione nazionale. L’obiettivo della nuova norma è, come ha spiegato il politico, quello di garantire la laicità nelle scuole statali francesi.

Ma che cos’è l’abaya? Si tratta di un indumento femminile che appartiene alla tradizione musulmana. È una lunga tunica nera fatta con tessuti leggeri che copre tutto il corpo a eccezione del viso, delle mani e dei piedi. Ricopre dunque le braccia, le gambe, il petto e così via.

L’abaya è un capo che si utilizza in aree dove si osserva la religione musulmana, come il Golfo Persico. Per quanto riguarda invece la testa il discorso varia da Paese a Paese. C’è chi usa il niqab (che lascia scoperti solamente gli occhi della donna) e chi invece l’hijab (un semplice velo che copre i capelli).

Perché è stato vietato in Francia? La risposta

La scelta di vietare questo indumento tipico della tradizione religiosa musulmana riguarda in Francia le scuole statali. A spiegare il motivo di tale decisione è stato il capo dell’attuale ministero dell’Istruzione, rappresentante del governo. Ai microfoni della televisione francese ha parlato così:

Quando entri in una classe, non dovresti essere in grado di identificare la religione degli alunni solo guardandoli o guardando il loro abbigliamento. Laicità significa libertà di emanciparsi attraverso la scuola.

Il divieto di indossare l’abaya, in realtà, in Francia, è solo uno dei non pochi provvedimenti che, nel trascorrere degli anni, il governo nazionale ha preso per “garantire sempre la laicità”. E proprio questa nuova misura accende nuovamente oggi i riflettori su un tema molto discusso nel Paese, ma anche in Italia.

La politica parigina sul tema è divisa: da una parte ci sono gli esponenti dei partiti di destra che hanno fortemente voluto questo divieto, dall’altra quelli di sinistra, totalmente in disaccordo con la nuova norma per le studentesse. I secondi, in particolar modo, attaccano il governo francese di violare la libertà delle giovani donne musulmane.

Anche i cittadini sono divisi in due: c’è chi è favorevole a questa restrizione e c’è chi invece sostiene che le parole e le decisioni del ministro dell’Istruzione siano totalmente sbagliate e scorrette. In ogni caso, Gabriel Attal ha affermato che il fatto che le donne e le ragazze musulmane indossino questo indumento

rappresenta un gesto religioso, volto a testare la resistenza della Repubblica verso il santuario secolare che la scuola deve costituire.

Dunque, il ministro dell’Istruzione ha sottolineato:

Non c’è posto per l’abaya nella nostra scuola. In questi ultimi mesi le violazioni della laicità si sono moltiplicate, in particolare con l’esibizione di questi abiti religiosi come l’abaya (versione femminile, ndr) e il qamis (versione maschile, ndr).

Gli altri divieti in Francia

Dal secolo scorso in Francia non è consentito esporre simboli religiosi nelle classi degli istituti scolastici statali, nemmeno quelli cattolici. Per quanto riguarda invece la religione musulmana, l’ultima decisione del Senato risale al 2022 quando è stato vietato l’uso dell’hijab nelle competizioni sportive nazionali.

Andando più indietro nel tempo, nel 2019 era stata introdotta una norma che vietava alle madri con l’hijab la partecipazione alle gite scolastiche dei figli e delle figlie. Nel 2010 non si poteva avere il niqab nei luoghi pubblici. Infine nel 2004 a Parigi era stata introdotta la misura per cui era vietato portare il velo all’interno delle scuole.