Chi era Libero Grassi, imprenditore palermitano diventato simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Nato nel 1924 e ucciso nel 1991, egli è passato nella storia italiana come uno dei nomi più importanti tra le vittime di Cosa Nostra. Scopriamo dunque non solo chi era Grassi e le curiosità sulla sua vita e la sua biografia, ma anche cosa ha fatto e come mai è entrato nel mirino della mafia.
Chi era Libero Grassi: biografia
Libero Grassi è nato il 19 luglio del 1924 a Catania, ma trascorse gran parte della vita a Palermo, dove la sua famiglia aveva deciso di trasferirsi quando lui aveva 8 anni. I genitori avevano deciso di chiamarlo così in ricordo del sacrificio compiuto da Giacomo Matteotti. Egli venne cresciuto all’insegna dell’antifascismo e dell’avversione nei confronti di Benito Mussolini.
Nel 1942 si trasferì a Roma per studiare scienze politiche. Il Paese era nel mezzo della seconda guerra mondiale. Nella Capitale, Libero si avvicinò al Partito d’Azione. Egli poi entrò in seminario ma non per vocazione. Lui si rifiutava di combattere la guerra. Così, uscì da quel luogo solo una volta che gli scontri erano terminati.
Ritornò allora a casa e passò a frequentare la facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. Sognava di diventare un diplomatico, ma alla fine segui l’attività del padre ed evento commerciante. Negli anni ‘50 aprì con i suoi fratelli uno stabilimento tessile di biancheria femminile. Più avanti poi fondò anche una società che produceva pigiami per uomini.
Per quanto riguarda invece la vita privata, egli sposò Giuseppina nel 1956. Dal loro amore nacquero due figli, Davide e Alice. Entrò in politica e fu un’attivista del Partito Repubblicano Italiano. Iniziò, in questo momento, a seguire importanti battaglie come quella per il divorzio e l’interruzione di gravidanza e, soprattutto, quella contro la mafia.
Perché è stato ucciso
Libero Grassi, si sa, è stato ucciso dai membri di Cosa Nostra. Con la sua attività di imprenditore egli era abbastanza conosciuta nella città di Palermo. E fu preso di mira dalla mafia, la quale pretendeva da lui il pagamento del pizzo, tramite telefonate e intimidazioni di vario genere.
Ma l’imprenditore siciliano non si piegò. Anzi, il contrario. Uscì allo scoperto e denunciò quello che gli stava accadendo. La sua storia ebbe un grande riscontro mediatico. Era il 10 gennaio 1991 quando il Giornale di Sicilia pubblicò una sua interessante lettera in cui raccontava di essersi rifiutato di pagare il pizzo.
Libero Grassi diceva:
Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere.
Tra l’imprenditore palermitano e la polizia ci fu una collaborazione che portò poi all’individuazione degli estorsori che chiedevano a lui il pizzo. Si trattava di due fratelli del clan Madonia di Resuttana, che furono arrestati poco dopo.
Nel giro di qualche mese dalla pubblicazione della lettera però, Libero Grassi venne ucciso. Il 29 agosto 1991 venne freddato con quattro colpi di pistola mentre si recava al lavoro. La sua morte segnò profondamente l’Italia, tanto che dopo la sua uccisione, il governo varò un decreto con cui si istituiva un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione della mafia.
La moglie e i figli non hanno mai smesso di continuare quella lotta alla criminalità organizzata iniziata dal padre, nonostante le minacce e le intimidazioni. Nell’ottobre del 1991 venne arrestato il killer di Grassi, insieme al complice. I due collaborarono con la giustizia. In seguito ci furono altri arresti legati a questa uccisione.