Il Ministro della Drifesa Guido Crosetto affida ad un’intervista a Repubblica le sue perplessità rispetto alla più che mai urgente questione del Patto di Stabilità. L’Italia ha quattro mesi per trovare un nuovo accordo con l’Europa, dopodiché torneranno in vigore le norme pre-covid. Crosetto si dimostra perfettamente consapevole che questa evenienza vada a tutti i costi evitata.

La spada di Damocle è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità: è impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari.

Dice il Ministro, lanciando infine una stoccata all’Europa, a cui chiede un approccio diverso, «da statisti, non da miopi». Crosetto propone poi una panoramica della situazione tra Bruxelles e i Paesi membri chiamati a redigere un nuovo Patto, guardando ai loro conti nei presente ma con un imprescindibile sguardo al futuro:

Il tema non è il valore del deficit da rispettare, ma il futuro dell’Europa. Sono in corso enormi cambiamenti: la transizione ecologica, la carenza di materie prime e l’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni.

Crosetto: “Transizione industriale e digitale siano escluse dal Patto”

Dopo una breve digressione sulla prossima Manovra di bilancio, che impegna e preoccupa il Governo sulla quale Crosetto invita al aspettare la Nota di aggiornamento del Def prima di fare previsioni, l’intervista torna sui binari dell’Ue e delle caratteristiche che dovrebbe avere il nuovo Patto di Stabilità.

Innanzi tutto, dice Crosetto, è necessario individuare il giusto mix di soluzioni, cercare dunque di non percorrere una sola strada ma di tarare varie risposte nel rapporto tra gli Stati membri e Bruxelles. In particolare, secondo il Ministro della Difesa sarebbe necessario cominciare dall’escludere settore di investimento strategici (come transizione industriale e digitale) dalle briglie del Patto:

Se vogliamo attrarre investimenti in alcuni settori fondamentali per il futuro dell’Europa, come la transizione industriale e digitale o altra spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità. Non è più il tempo di dire “abbiamo sempre fatto così”.

Poi, Crosetto chiude sul tema Patto di Stabilità chiarendo le dinamiche e le forze in gioco all’interno del Governo nella gestione della trattativa con l’Ue:

La regia è del presidente del Consiglio di concerto con il ministro all’Economia. Le proposte le fanno tutti i ministri, poi serve una sintesi che si trova in Cdm dove il premier è il primus inter pares. Il punto è concentrarsi non solo sulle risorse da trovare: l’azione di governo deve guardare alla costruzione di un humus economico per spingere gli investimenti e far crescere il Pil.

Crosetto torna su Vannacci: “Un intervento pubblico di Meloni? Non era necessario”

L’intervista a Repubblica è anche occasione per tornare su uno dei casi mediatici più battuti negli ultimi giorni: quello del generale Vannacci e del suo libro “Il mondo al contrario“. Crosetto sceglie di difendere Meloni dalle critiche le sono piovute addosso per una mancata presa di posizione pubblica sulla faccenda.

Ci siamo sentiti in più occasioni per vari motivi. Un suo intervento pubblico non era necessario.

Sentenzia, parlando infine dell’ipotesi di Cicchitto secondo cui dietro a Vannacci ci sarebbe la mano di Putin: «Non parlo di un caso su cui sono in corso i necessari accertamenti», taglia corto il Ministro della Difesa.