La riforma delle pensioni continua a essere vincolata alla legge Fornero. Non sembra che l’obiettivo della Manovra 2024 sia quello di evitare il salasso previdenziale che attende i lavoratori. Il rinnovo della misura Quota 103 non servirà per sottrarsi dai requisiti ordinari. Al contrario, è evidente che l’obiettivo di contenere le normative introdotte dalla riforma Fornero non è stato raggiunto. Nel corso degli anni, è stato abbandonato l’intento di abolire questa riforma, dando invece luogo a provvedimenti volti a mitigarne gli effetti. Esaminiamo insieme le ragioni per cui non è possibile fare marcia indietro e porre fine all’influenza della legge Fornero.
Riforma pensioni – legge Fornero
A partire dal 2011, i lavoratori sono stati costretti ad abbracciare regole più rigide per andare in pensione. Tuttavia, per contrastare la rigidità imposta dalla riforma Fornero, sono state proposte marce di proteste, barricate e insurrezioni volte alla cancellazione del sistema introdotto dall’articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, che ha modificato il sistema pensionistico italiano.
Alla fine, la palla è rimbalzata sull’introduzione di misure flessibili, dalla Quota 100 all’Ape sociale fino all’Opzione donna. La prima è stata portata al esaurimento naturale; avendo la misura una natura sperimentale, alla scadenza non è stata rinnovata, ma è stata sostituita dalla Quota 102 e successivamente dalla Quota 103, tuttora in vigore.
Le misure Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 sono state rinnovate nella legge di Bilancio 2023 e attualmente sono attive fino al 31 dicembre 2023.
Inoltre, Quota 100 ha permesso l’accesso al pensionamento per circa 380 mila lavoratori, attutendo i requisiti ordinari imposti dalla legge Fornero.
Attualmente, non è corretto parlare di un ritorno di una legge che è già pienamente in vigore, ma è molto più consono parlare dei regolari requisiti previsti per l’accesso alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata ordinaria, imposti dalla legge Fornero.
Quando entrerà in vigore Quota 41 per tutti?
Per il momento, la misura Quota 41 per tutti è stata accantonata. Tuttavia, nonostante il parere negativo del NADEF, la Lega non molla e continua a sostenere la misura, puntando all’introduzione in via sperimentale anche per un solo anno.
Secondo numerosi esperti, l’introduzione della misura Quota 41 per tutti dovrebbe manifestarsi verso la fine della legislatura, ovvero non prima del 2027.
Come sarà la riforma delle pensioni nel 2024?
Nel 2024, si andrà in pensione con i requisiti imposti dalla legge Fornero:
• pensione di vecchiaia a 67 anni d’età con un minimo di 20 anni di contributi;
• pensione anticipata con un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne, con una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione del requisito.
Le misure che dovrebbero contrastare i requisiti ordinari sono in scadenza il 31 dicembre 2023.
Difficilmente Opzione donna sarà prorogata per il 2024. D’altronde, la misura risulta peggiorata dalla legge di Bilancio 2023.
Infatti, sono stati modificati i requisiti anagrafici di accesso al trattamento, limitando all’osso l’uscita a 58 anni di età, a condizione che siano genitrici di almeno due figli. In alternativa, l’uscita slitta a 59 anni con un figlio e 60 anni di età senza figli.
Il trattamento pensionistico viene erogato alle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2022, hanno maturato i requisiti anagrafici e l’anzianità contributiva di 35 anni. È necessario che si trovino in una delle condizioni indicate dalla legge, come ad esempio caregivers, invalidi al 74%, dipendenti o licenziate da aziende con tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.
Per l’Ape sociale, è possibile che venga rafforzato e differito l’anticipo pensionistico con l’accesso a 63 anni di età e 30 anni di contributi. In alternativa per altre tipologie di lavoro ammessa un accumulo contributivo pari a 32 e 36 anni.
Infine, si parla di un rinnovo anche per la misura Quota 103 con 62 anni di età e 41 anni di contributi.
I numeri delle pensioni della legge Fornero?
Secondo i dati diramati dall’INPS, nel 2021 le pensioni liquidate sono state 1.315.171, di cui la percentuale riconosciuta ai trattamenti previdenziali si attesta al 55,8%.
In altre parole, 730.000 lavoratori hanno richiesto il collocamento a riposo a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia).
n alternativa, hanno richiesto l’uscita con un accumulo contributivo di 42 o 41 anni e 10 mesi (pensione anticipata ordinaria). Si tratta dei requisiti previsti dalla legge Fornero.
Come controvalore, sono ricorsi alla misura Quota 103 circa 50.000 lavoratori, per cui appare chiaro che questa misura non può contrastare in alcun modo il ritorno dei requisiti ordinari della legge Fornero, a cui ricorrono annualmente oltre 700.000 lavoratori.