Quanto guadagna un arbitro di Serie A? L’arbitro di solito è la persona incaricata di far rispettare le regole del gioco durante una partita di calcio. Tra le sue mansione deve segnalare le infrazioni e decidere i casi di falli, espulsioni e rigori.

Inoltre, deve garantire la sicurezza dei giocatori e dei tifosi presenti in campo ed essere in grado di gestire eventuali situazioni di tensione o di conflitto, comunicando in ogni caso le proprie decisioni sia ai giocatori che al pubblico presente in campo.

L’arbitro deve infine anche coordinare il team di collaboratori, i cosiddetti giudici di linea, ed è soggetto alle decisioni del collegio arbitrale.

La figura professionale dell’arbitro però non esiste, infatti non risulta regolamentata da nessun contratto collettivo di lavoro. Nonostante questo sia sia a tutti gli effetti un lavoro impegnativo e di grande responsabilità viene considerato solo un secondo lavoro.

Quanto guadagna un arbitro di Serie A: in base alla categoria lo stipendio aumenta

In media, un arbitro di Serie A arbitra circa 15 partite l’anno e può arrivare a percepire tra i 60.000 e i 96.000 euro annui in qualità di libero professionista.

In generale, gli arbitri di Serie A si dividono in quattro categorie: la categoria “A”, la categoria “B”, la categoria “C” e la categoria “D”. Il guadagno aumenta rispettivamente alla categoria di appartenenza e al numero di partite che si devono arbitrare.

I guadagni più consistenti partono dalla Serie B, dove si guadagnano circa 1.700 euro a partita. Importanti ma meno retribuiti sono gli arbitri delle altre categorie che però con il loro lavoro ogni fine settimana portano avanti i campionati minori in tutta Italia.

Per fare carriera e scalare i vari campionati ci vogliono senza dubbio anni di gavetta. Si viene visionati da osservatori arbitrali, così come accade per i calciatori che devono stilare delle valutazioni e in base a queste si apre la possibilità di avanzare di carriera.

Ad oggi l’Aia, l’Associazione Italiana Arbitri, conta 21 arbitri, 41 assistenti e 31 osservatori. Il budget annuale per gli stipendi è di circa 5 milioni di euro annui di cui la maggior parte vanno proprio ai vari direttori di gara.

Come si diventa arbitro di Serie A

Diventare arbitro di Serie A non è un proprio semplice. Per prima cosa è necessario avere una grande passione per il calcio e per le regole del gioco. Inoltre, è importante avere una buona preparazione fisica e mentale, un arbitro corre in media per circa 10-15 km a partita, in modo da poter affrontare con successo la pressione e lo stress che si verificano durante le partite.

Deve essere poi bravo a gestire lo stress e la pressione che precede i match soprattutto quelli più importanti. Spesso infatti, è compito dell’arbitro prendere decisioni delicate in pochi attimi.

Il primo passo concreto per diventare arbitro consiste nel seguire un percorso di formazione specifico e iscriversi alla Scuola Arbitri della propria zona.

Il corso è bisettimanale, ha una durata media di due mesi ed è tenuto da arbitri esperti. Può essere frequentato indistintamente da ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 compiuti e i 40 anni.

Alla fine del corso sarà necessario superare un esame teorico e pratico che consentirà di ottenere la qualifica di arbitro.

Dopo avere ottenuto la certificazione sarà possibile iniziare ad arbitrare partite amatoriali e giovanili per acquisire così sempre più esperienza. Per avanzare di livello e arrivare alla Serie A, si dovrà invece superare un altro esame teorico e pratico oltre ad acquisire un certo numero di ore di esperienze di arbitraggio in categorie superiori.

Infine è praticamente obbligatorio frequentare corsi di formazione e di aggiornamento, in modo da mantenersi sempre al passo con le nuove regole e le nuove tecnologie che vengono costantemente introdotte nel mondo del calcio.