La ricostruzione nella Romagna devastata dalle alluvioni di maggio fatica a decollare. Per questo i sindaci dell’Unione Comuni Bassa Romagna – guidati dalla presidente Eleonora Proni, sindaca di Bagnacavallo – hanno deciso nei giorni scorsi di indirizzare una lettera al commissario per la ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo, con l’obiettivo di portare alla luce le principali criticità che i territori romagnoli stanno affrontando a ben tre mesi dagli eventi alluvionali.

Ricostruzione post-alluvione, Proni: “Le istituzioni centrali latitanti fino ad oggi. Serve un cambio di passo, anche culturale”

A pesare di più, nella fase di ricostruzione post-alluvione in Romagna, è l’incertezza. Nonostante le recenti rassicurazioni del commissario Figliuolo, infatti, i nodi da sciogliere sono ancora molti. Primo fra tutti il tema dei risarcimenti alle famiglie e imprese, esasperate dall’«assenza di prospettive certe sulla ripartenza». Condizione, questa, che preoccupa notevolmente i sindaci romagnoli, i quali temono lo scoppio di una crisi economica e sociale in grado di fiaccare lo spirito di comunità dei territori colpiti.

Sono gli stessi Comuni, poi, ad essere in difficoltà. Mentre la mancanza di risposte dal Governo centrale impedisce loro di rassicurare i cittadini, il  ritardo nei rimborsi delle spese anticipate per rispondere all’emergenza pone in molto enti locali di fronte il concreto rischio di dissesto finanziario.

A spiegare bene queste difficoltà alla redazione di TAG24 è la sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni, presidente dell’Unione Comuni Bassa Romagna.

Sindaca Proni, da quali constatazioni nasce l’esigenza di scrivere, insieme ai sindaci dell’Unione Comuni Bassa Romagna, una lettera al commissario Figliuolo?

«Famiglie e imprese hanno bisogno di risposte e di certezze per gli interventi che hanno affrontato e per quelli ancora da pianificare e sostenere. E così anche gli enti locali.

Il commissario Figliuolo ha anticipato che a settembre sarà emanata un’ordinanza per famiglie e imprese che fornirà indicazioni e strumenti utili a quantificare i danni e procedere ai rimborsi, e che lo stesso sarà fatto per le imprese. Il nostro auspicio è ovviamente che alle parole seguano i fatti, noi vigileremo costantemente».

L’Unione Comuni Bassa Romagna ha avuto, in questi mesi, un’interlocuzione costante con il commissario?

«Ci sono stati gli incontri ufficiali di prima conoscenza e i contatti ulteriori sono avvenuti tramite il presidente della provincia di Ravenna de Pascale, che è anche il presidente dell’Unione delle Province Italiane. Naturalmente anche tramite la Regione Emilia-Romagna».

Venerdì il commissario Figliuolo ha illustrato la road map della ricostruzione e ha tranquillizzato circa il rimborso a brevissimo per gli Enti locali. Lei si sente rassicurata?

«I rimborsi agli enti locali sono quelli annunciati subito dopo le alluvioni che devono trovare le vie per arrivare ai Comuni e che sono destinati agli investimenti per i lavori di somma urgenza realizzati. L’esigenza è comunque ben altra rispetto ai danni e agli interventi da realizzare.

Il commissario ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver firmato l’ordinanza per rimborsare le spese già sostenute dalle amministrazioni locali per far fronte alle emergenze e per i primi interventi sulle infrastrutture. Si tratta di 2.500 interventi per 289 milioni di euro, mentre per il 2024 Figliuolo ha anticipato che il commissario ristorerà altri 124 milioni.

In generale i fondi stanziati per l’alluvione dal Governo sarebbero di 4.5 milioni. Di questi, 2.8 sono già nella disponibilità del commissario che ha sottolineato la necessità di lavorare in squadra. Lavoro di squadra che anche noi attendiamo da mesi, vista la latitanza delle istituzioni centrali fino a oggi».

Qual è la situazione nei Comuni della Bassa Romagna e in particolare in quello da lei amministrato, Bagnacavallo?

«Bagnacavallo è stata colpita a maggio da due alluvioni a distanza di sole due settimane l’una dall’altra. Questi eventi hanno danneggiato seriamente parte del territorio, soprattutto nelle frazioni di Boncellino, Villanova, Traversara e in diverse zone del capoluogo tra cui la zona artigianale. Altri comuni dell’Unione, come Sant’Agata e Conselice – che è rimasta sott’acqua per settimane – hanno subito danni gravissimi. Lugo è stata quasi completamente allagata.

Molte persone hanno dovuto abbandonare le proprie case e diverse aziende hanno dovuto chiudere temporaneamente. Si è provveduto immediatamente ai lavori più urgenti, come la ricostruzione dell’argine sul Lamone a Boncellino. Sono poi stati già erogati i primi ristori, ma occorrerà moltissimo di più. Ci sono settori, come quello dell’agricoltura – fondamentale per il nostro territorio – che devono essere adeguatamente supportati.

Sul fronte dei ristori, sono state già accolte migliaia di domande di contributo per autonoma sistemazione per chi aveva dovuto abbandonare la propria abitazione e per i primi aiuti ai cittadini. Anche in questo caso parliamo di fondi erogati dagli enti locali.

A fronte di tutto questo non possiamo dimenticare la grande risposta del territorio, con la solidarietà dimostrata oltre che dai nostri concittadini, con moltissimi volontari – in gran parte giovani – che sono intervenuti per aiutare sin da subito, dall’intero Paese, con invio di personale e donazioni.

La nostra protezione civile poi, ha lavorato in maniera straordinaria assieme al personale dei Comuni, al Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, alla Protezione Civile Lombarda, ai Vigili del Fuoco e molti altri enti e associazioni».

Le risorse stanziate dal Governo per la ricostruzione sono sufficienti o dovranno essere individuati nuovi finanziamenti?

«Occorre trovare nuovi finanziamenti: gli interventi sono mastodontici. Si pensi ad esempio al fatto del cambiamento morfologico delle colline. Si tratta di ripensare con consapevolezza e realismo – seguendo scienza e ricerca – a come intervenire con tutte le complessità che ci sono. Ciò implica necessariamente un nuovo approccio culturale da parte di ognuno.

Siamo tutti consapevoli, a livello di istituzioni locali, dell’enormità dello stravolgimento da affrontare. Per questo serve lavorare insieme, al di là delle appartenenze politiche e tralasciando le ideologie estreme. L’obiettivo è dare risposte e sostegno a cittadini e imprese, mettere in sicurezza il territorio».

Nella lettera inviata al commissario voi sindaci esprimete preoccupazione circa il perdurare di una situazione di incertezza che può sfociare in rabbia e pressione sociale. I cittadini si sono sentiti in questi mesi abbandonati?

«È inevitabile che in una situazione così drammatica e pesante molti cittadini si siano sentiti abbandonati, sì. Ed è normale che il primo punto di contatto e riferimento sia il Comune, per definizione e costituzione l’istituzione col filo diretto coi cittadini. Ma i Comuni da soli non possono affrontare una questione di tale portata.

Sono comprensibili lo scoramento, la rabbia, la paura, la necessità di risposte. Continueremo a impegnarci, ma serve un’azione da parte del Governo e serve lavorare senza strumentalizzazioni per non nuocere a cittadini e imprese. Ne va della credibilità delle istituzioni, della tenuta sociale ed economica non solo dell’Emilia-Romagna».

Quali degli interventi da voi proposti sono, a suo giudizio, i più urgenti?

«Servono interventi infrastrutturali e strutturali. Servono risorse e modalità per mettere cittadini e imprese nelle condizioni di affrontare le spese e gli investimenti necessari per pensare al presente e al futuro con dignità.

È chiaro che quanto anticipato dai Comuni fino a oggi per gli interventi di ripristino non potrà bastare. Sarà necessario un consistente intervento dello Stato per fare in modo che il nostro tessuto sociale ed economico possa tornare a funzionare al pieno delle sue potenzialità, che sono moltissime. Dobbiamo però essere messi in condizione di esprimerle.

Ciò potrà avvenire soltanto con pieni risarcimenti ai privati e alle aziende (e, per queste ultime, con i necessari contributi per ripartire), con il completamento dei ripristini e dei lavori di ricostruzione, con le manutenzioni e le verifiche dei manufatti che hanno mostrato criticità, come il ponte ferroviario sul Lamone nei pressi di Boncellino dove è avvenuta la rottura dell’argine in occasione delle alluvioni.

Sono poi improcrastinabili opere e interventi per aumentare la sicurezza del nostro territorio.

Tutto ciò dovrà essere accompagnato da un profondo lavoro culturale collettivo che ci porti a un nuovo sguardo e a un diverso rapporto con l’ambiente, il territorio, l’economia e la crescita. Ce lo impone il cambiamento climatico e prima ancora l’urgenza di dare un nuovo senso alla parola sviluppo, che non può più prescindere dal mettere al centro la persona e da un rinnovato rapporto con il pianeta che ci ospita»