Stando alle ultime notizie, Alessandro Impagnatiello avrebbe progettato l’omicidio di Giulia Tramontano e del suo futuro nascituro, consumatosi a Senago (Milano) lo scorso maggio, parecchi mesi prima: lo riporta Repubblica, rendendo note alcune ricerche che il 30enne finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza avrebbe effettuato già lo scorso inverno.

Alessandro Impagnatiello, le ultime notizie: l’omicidio di Giulia Tramontano era premeditato

“Come uccidere una donna incinta con il veleno”, oppure “Come avvelenare un feto”. Sarebbero solo alcune delle ricerche choc fatte da Alessandro Impagnatiello su Google già parecchi mesi prima dell’omicidio che, lo scorso maggio, ha strappato alla vita la 29enne originaria di Sant’Antimo Giulia Tramontano e il bimbo che portava in grembo da sette mesi, Thiago. Lo rende noto Repubblica, citando gli atti delle indagini, in cui sarebbe finito anche un messaggio scritto da Giulia prima di essere uccisa:

Non mi sento bene.

Poche parole, per parlare di un disagio nato dopo aver bevuto una bevanda calda. Elementi che – insieme al ritrovamento di alcune tracce compatibili con veleno per topi nei tessuti della giovane vittima – potrebbero permettere di far riconoscere al killer l’aggravante della premeditazione, finora esclusa dal gip che ne aveva convalidato il fermo per mancanza di prove. Aggravante che porterebbe la pena fino al massimo, l’ergastolo.

L’ipotesi era stata avanzata dopo che gli inquirenti avevano rinvenuto nello zaino del 30enne alcune bustine di veleno per topi. Veleno che lui aveva detto di aver usato sul luogo di lavoro. Ma che, alla luce delle ultime notizie, potrebbe aver utilizzato anche per tentare di uccidere la compagna e suo figlio, ben prima che, lo scorso maggio, le infligesse 37 coltellate e provasse a bruciarne il corpo in una vasca da bagno.

La ricostruzione del delitto

Stando a quanto ricostruito finora, l’avrebbe fatto per sfuggire alla situazione in cui si era cacciato conducendo una doppia vita: una con Giulia, con la quale conviveva a Senago e aspettava un bambino; l’altra con una collega, anch’essa rimasta incinta e convinta ad abortire. Entrambe erano ignare dell’altra relazione: sarebbe stata la 23enne, per prima, ad accorgersi del mare di bugie raccontate loro dal 30enne, denunciando tutto alla 29enne.

Il giorno dell’omicidio le due avevano avuto un incontro per affrontare la questione: anche Impagnatiello avrebbe dovuto prendervi parte, ma si era sfilato all’ultimo minuto, dicendo di non voler parlare di faccende personali sul luogo di lavoro. Giulia ci era arrivata accompagnata dalla madre di lui, che poi l’aveva riportata a casa.

Avrebbe voluto lasciarlo, tornare a Napoli, per crescere in modo diverso il bambino che portava in grembo. Rincasando, invece, si era imbattuta nella furia di lui, che l’aveva colpita di spalle, senza neanche darle la possibilità di difendersi. E che poi aveva messo in scena un allontanamento volontario, denunciandone la scomparsa.

Era crollato, qualche giorno dopo, di fronte agli inquirenti che stavano passando al setaccio la sua abitazione, alla ricerca di tracce che potessero far capire che era morta. Il suo cadavere, su indicazione di Impagnatiello, era stato trovato in un terreno poco distante, nascosto dietro a un’intercapedine: il 30enne ce lo avrebbe portato, da solo (chi indaga è convinto che non abbia avuto complici, come invece si era ipotizzato all’inizio) dopo averlo tenuto per giorni prima in un box auto, poi in cantina, infine nel bagaglio della sua auto, a ricerche già iniziate.

Una storia tremenda, che ha sconvolto tutti e a molti ha ricordato quella di Melania Rea, uccisa dal marito mentre la figlia di appena 18 mesi dormiva, in macchina.