Sulla riforma delle pensioni del 2024 pesano gli aumenti degli assegni all’inflazione, con un conto che potrebbe arrivare a 13 miliardi di euro, quasi metà delle risorse che il governo avrebbe intenzione di stanziare nella prossima legge di Bilancio. La spesa starebbe dando più di un grattacapo al ministero dell’Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti, in quanto la rivalutazione delle pensioni non potrà avvenire per una cifra inferiore al meccanismo di indicizzazione (delle fasce) attualmente in vigore. 

In più, i pensionati dovranno ricevere, nel cedolino del prossimo gennaio, la differenza tra l’inflazione stimata a fine novembre 2022 e quella effettiva e definitiva. Si tratta di uno 0,8% che, una volta regolati gli arretrati, diventerà peraltro strutturale nel cedolino di pensione assieme ai nuovi aumenti del prossimo anno. 

Infine, per il governo, c’è tutta la questione delle pensioni minime, da confermare negli aumenti accordati di recente anche per il 2024. Infatti, chi percepisce il trattamento minimo, oltre all’indicizzazione all’inflazione, sta percependo nel 2023 anche una percentuale ulteriore per far arrivare gli over 75 a 600 euro mensili. 

Riforma pensioni 2024, gli aumenti degli assegni costano almeno 13 miliardi

Anche nel 2024 l’indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione sarà una stangata. Gli aumenti dei trattamenti previdenziali adeguandoli all’indice dei prezzi potrebbe costare fino a 13 miliardi di euro. Si tratta di un effetto della spirale dei prezzi che rischia di richiedere quasi la metà delle risorse per la legge di Bilancio 2024.

Non si potrà scendere sotto i 13 miliardi di euro per non mobilitare milioni di percettori di pensione che, dopo i tagli della scorsa Manovra, rischierebbero di uscire nuovamente penalizzati. 

Chi avrà trattamenti di pensione più alti nel 2024?

A far aumentare il costo delle pensioni è l’indice di inflazione che si osserva anche nel 2024. Se a fine novembre dello scorso anno il tasso di inflazione è stato pari al 7,3% (l’8,1 per cento il dato definitivo), quest’anno si viaggia già al 5,6%. Di conseguenza, secondo il sistema di indicizzazione delle pensioni in vigore, le pensioni fino a quattro volte l’importo minimo dovranno essere adeguate al nuovo tasso di inflazione per intero (al 100%), per poi incrementare anche quelle di importo più alto con percentuali via via decrescenti all’aumentare dell’assegno.

Inoltre, il governo dovrà trovare le risorse per gli arretrati risultanti dalla differenza tra il dato definitivo di inflazione dello scorso anno (8,1%) e quello sul quale sono stati calcolati gli aumenti delle pensioni (7,3%). La differenza (lo 0,8%) dovrà essere recuperata dal 2024 a conguaglio, con relativi arretrati e, naturalmente, sarà parte strutturale dei percettori di pensione. 

Riforma pensioni 2024 aumenti sulle minime: ecco di quanto 

Conti alla mano, il nuovo tasso di inflazione che verrà rilevato dall’Istat per l’indicizzazione delle pensioni dovrebbe produrre una spesa di due miliardi di euro ogni punto percentuale di aumento dei prezzi. Considerando che, tra il tasso di inflazione e il recupero dello 0,8% dello scorso anno, il conto è già di 12 miliardi di euro, l’intera operazione potrebbe arrivare a costare 13 miliardi con i dati sugli aumenti dei prezzi definitivi.

L’enorme spesa per l’aumento delle pensioni dovrà tener conto, inoltre, degli adeguamenti extra delle pensioni minime: oltre al recupero dell’inflazione, nello scorso anno il governo ha stabilito l’incremento ulteriore dell’1,5 per cento per i pensionati fino a 74 anni, e del 6,64 per cento per quelli over 75. Le pensioni di questi ultimi sono arrivate a 600 euro, ma per il 2024 la misura dovrà essere confermata e finanziata. Tra le forze politiche della maggioranza, Forza Italia spinge affinché le minime possano arrivare a 700 euro al mese.