Chi è Pietro Maso? Il suo nome appare ancora oggi tra le pagine più tristi della cronaca italiana nonostante siano passati più di 30 anni dall’atroce omicidio che ha compiuto. Era infatti, la notte tra il 17 e il 18 Aprile del 1991 quando il giovane uccise, aiutato da due suoi amici, i suoi genitori.
Quell’omicidio venne da tutti soprannominato come “Il caso Maso” o come “Delitto di Montecchia di Crosara”. All’epoca Maso aveva appena 19 anni ed era spesso definito come introverso e poco socievole, ma nessuno si sarebbe mai immaginato che fosse capace di compiere un gesto così violento.
Chi è Pietro Maso: il racconto dell’omicidio
Le due vittime furono Maria Rosa Tessari e Antonio Maso comuni cittadini che conducevano una vita normale uccisi dal figlio e da tre suoi complici.
Pietro infatti si fece aiutare da tre suoi amici, identificati poi in Paolo Cavazza e Giorgio Carbognin di 18 anni appena e Damiano Burato ancora minorenne all’epoca dei fatti.
Fermato e arrestato il 19 Aprile del 1991 Pietro subì un processo che lo portò a scontare una pena detentiva di 30 anni. Nel corso del processo il giudice aggiunse la seminfermità mentale del soggetto al momento del fatto compiuto.
Pietro Maso di fatto come detenuto trascorse solamente 22 anni in carcere. Nel 2013 infatti venne rilasciato anche se a Marzo del 2016, a causa di alcuni problemi mentali fu nuovamente ricoverato in una clinica psichiatrica.
I ragazzi già maggiorenni all’epoca dei fatti ricevettero una pena di 26 anni, mentre il più giovane dovette scontare una pena di 13 anni.
Dalle indagini era emerso che già durante l’autunno del 1990 Pietro aveva avuto qualche diverbio e litigio con i suoi genitori e che i due erano molto preoccupati per lui.
Poco prima dell’omicidio dei due genitori la mamma di Pietro aveva infatti notato qualcosa di strano conservato all’interno della loro soffitta. Pietro però dichiarerà anche durante l’interrogatorio che si trattava solamente di materiale necessario per una festa. In realtà, quello stesso materiale serviva a distruggere completamente la sua casa ma a causa della poca esperienza del giovane il piano non portò al risultato sperato.
In un’altra occasione Pietro chiese ad un suo amico di colpire in testa con un arnese pesante la madre ma questo non se la sentì costringendo Pietro ad elaborare un nuovo piano.
Il terzo tentativo di uccidere i suoi genitori coinvolse ancora una volta un suo amico che però, non ebbe di nuovo il coraggio. Al quarto tentativo invece presero parte tutti quelli che poi furono poi i suoi complici.
Lo scopo era quello di impedire a Rosa di scoprire che il figlio aveva prelevato dal suo conto corrente ben 25 milioni. Così, nella notte tra il 17 e il 18 Aprile 1991 li uccisero.
Il piano era quello di colpire prima il padre del 19enne e poi la madre. I ragazzi prima usarono un tubo di ferro che fece perdere i sensi all’uomo e poi lo colpirono con dei calci in testa.
I tre complici di Pietro invece colpirono Rosa, la donna però non morì subito dovette intervenire suo figlio per finirla. In tutto ci vollero ben 53 minuti di agonia prima che i genitori smettessero di respirare.
Due giorni dopo il brutale delitto i ragazzi confessarono tutto alla polizia.
Cosa fa ora Pietro Maso
Nel corso della sua vita Maso ha avuto diversi problemi con la droga. Era diventato dipendente dalla cocaina che insieme ai suoi problemi mentali lo avevano portato al ricovero in una clinica psichiatrica.
Oggi, Pietro Maso è un uomo libero e vive in provincia di Verona, a Settimo di Pescantina in una casa fornita dalla parrocchia. Proprio qui lavora come giardiniere in una zona non lontana dalla residenza.
Ha vissuto la fine del suo matrimonio con Stefania Occhipinti con cui aveva una relazione della donna fin dai tempi in cui Maso si trovava ancora in prigione a scontare la sua pena.
Nel corso degli anni Pietro Maso si è dichiarato pentito per l’omicidio dei genitori e durante un’intervista con Maurizio Costanzo nel 2017 aveva detto:
“Oggi mi sento forte davvero per la prima volta perché sono me stesso. Sono pentito di quello che ho fatto e sono qui per ricostruire la mia vita, questa è la mia rinascita. Penso che i miei genitori mi accompagneranno a essere veramente la persona di oggi”.
IN FORNO E VIA