Il cantiere della riforma delle pensioni è lento e mette il governo in forte imbarazzo. Tutte le promesse fatte in campagna elettorale rischiano fortemente di essere parole scritte sulla sabbia.

Riforma delle pensioni 2024, Quota 41 scontenta tutti

Nella legge di bilancio del 2024 ci sarà quasi sicuramente la proroga di un anno di Quota 103 e Ape Sociale. Poi però inizierà il cantiere per cercare di costruire una riforma strutturale delle pensioni. E qui la maggioranza dovrà trovare un accordo tra le sue varie anime: la Lega infatti insiste con Quota 41 per tutti, mentre FDI e Forza Italia sono più scettiche sul fatto che si possano trovare coperture per realizzare questo progetto esattamente come proposto dal Carroccio in campagna elettorale.

Il sistema di Quota 41 prevede l’uscita anticipata dal lavoro dopo aver maturato 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Il partito di Salvini spinge per attivare la riforma per un anno, ritenendo i costi della misura “accettabili”.

Per i tecnici del Mef e del Ministero del Lavoro, Quota 41 per tutti sarebbe una possibilità, ad una sola condizione: che all’uscita anticipata ne segua un ricalcolo contributivo della pensione, in modo da contenere i costi.

Il taglio dell’assegno previsto dalla versione “light” di Quota 41 per tutti sarebbe maggiore per coloro che hanno una fetta di retributivo più rilevante.

In generale, la stima è di una perdita in termini economici compresa tra il 10 e il 30%.

Tra le diverse opzioni in discussione, c’è anche la possibilità di ritornare a Quota 102, che  prevedrebbe il pensionamento con 41 anni di contributi e un’età di 61 anni. Questo scenario comporterebbe un impegno finanziario di 3,5 miliardi e coinvolgerebbe circa 150mila lavoratori.

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Opzione Donna verso la cancellazione

Giorgia Meloni pensa di eliminare, a partire dal prossimo anno, anche quel che rimane di Opzione Donna per sostituirla con una nuova misura. La ministra Marina Calderone invece vorrebbe tornare alla versione originale del canale di uscita, che era valido fino allo scorso anno: ipotesi gradita anche ai sindacati.

Con la stretta prevista dalla manovra per quest’anno le donne che, entro il 31 dicembre prossimo finiranno per usufruire della misura, non dovrebbero essere più di 10mila (7mila nel primo semestre): e, dunque, non avrebbe senso mantenere questa uscita per una platea così limitata. 

Il ritorno alle regole precedenti però è difficilmente realizzabile per problemi di copertura finanziaria. Da qui l’ipotesi di una soluzione di compromesso: tornare alla versione originale, aumentando però l’età di accesso a 60-63 anni, oppure trasformare Opzione donna in un’altra forma di Ape sociale riservata alle stesse lavoratrici che oggi possono utilizzare la possibilità in via di estinzione.

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