Pagamento anticipo del Trattamento di fine rapporto (Tfr) o di fine servizio (Tfs), sono 7.000 le liquidazioni in arrivo a settembre. L’Istituto di previdenza ha messo a disposizione un budget di 300 milioni di euro. La misura consente ai lavoratori del pubblico impiego di ottenere il buonuscita in anticipo grazie a un prestito dalle condizioni agevolate, il cui tasso di interesse è fissato all’1%, al quale si devono aggiungere le spese amministrative per un altro tasso dello 0,50%.

Tra le condizioni richieste per il prestito, c’è anche l’iscrizione del pensionato al Fondo Credito dell’Istituto di previdenza. L’anticipo Inps rappresenta la soluzione più vantaggiosa rispetto alle condizioni praticate dalle banche per un servizio simile.

Pagamento anticipo Tfr/Tfs settembre 2023: dall’Inps 7.000 liquidazioni in arrivo

Sarebbero almeno 7.000 i pagamenti in arrivo del Trattamento di fine rapporto (Tfr)) o di fine servizio (Tfs) dei lavoratori del pubblico impiego andati in pensione e ancora in attesa della liquidazione. L’Inps disporrebbe di un fondo i 300 milioni di euro per assicurare i versamenti che dovrebbero essere disposti nel mese di settembre dopo gli ultimi adempimenti burocratici che riguarderanno il ministero del Lavoro e della Previdenza sociale di Marina Elvira Calderone.

L’anticipo del Trattamento di fine rapporto è stato disposto mediante un provvedimento dell’Istituto di previdenza del 9 novembre scorso. Nella delibera erano indicate le condizioni di accesso alla misura agevolata con indicazione di un tasso di interesse vantaggioso e pari all’1% più commissioni dello 0,50%.

Pagamento anticipo Tfr/Tfs settembre Inps, quanto bisogna attendere per la liquidazione?

A decorrere dallo scorso 1° febbraio, i tempi di pagamento indicavano sei mesi che scadono quindi con la fine del mese in corso. Quasi certamente, il pagamento slitterà al mese di settembre. In un momento di alto tasso di inflazione (dell’8,1% nel 2022, di circa il 6% quest’anno), i tempi di attesa fanno la differenza. Infatti, maggiore è il lasso di tempo intercorrente tra la domanda di anticipo della liquidazione e il momento effettivo del pagamento e più il valore del Tfr/Tfs perde potere d’acquisto. Infatti, una volta che il lavoratore sia uscito dal lavoro per andare in pensione, la sua liquidazione smette di essere indicizzata.

L’anticipo della liquidazione è una delle misure messe in campo dal governo per ridurre i tempi di attesa per ricevere il Tfr. Anche se l’ex lavoratore della Pubblica amministrazione ci rimette un tasso di interesse e le spese amministrative, seppure minimi. Proprio nello scorso mese di giugno, la Corte costituzionale è intervenuta per sottolineare la necessità di accelerare il pagamento della liquidazione rispetto ai pensionamenti per la vecchiaia (a 67 anni di età). Di media, gli ex dipendenti del pubblico impiego attendono un anno a decorrere dalla pensione di vecchiaia e due anni se l’uscita dal lavoro sia avvenuta mediante l’anzianità contributiva.

Liquidazione dell’Inps e condizioni applicate dalle banche: quale conviene?

Prima del provvedimento dell’anticipo dell’Inps sul Trattamento di fine rapporto (Tfr)) o di fine servizio (Tfs) dei lavoratori della Pubblica amministrazione l’unica alternativa all’attesa era l’anticipo delle banche. L’accordo con l’Associazione bancaria italiana (Abi) consente di ottenere un anticipo fino a un tetto di 45.000 euro, dietro pagamento di un tasso di interesse e di una maggiorazione dello 0,40 per cento.

L’anticipo della liquidazione bancaria poteva avere un andamento interessante fino a poco più di un anno fa, prima che i tassi di interessi fossero aumentati dalla Banca centrale europea (Bce). Con i rialzi che si sono succeduti nel frattempo – e soprattutto nel 2023 – mediamente il tasso di interesse degli istituti bancari da considerare è del 4,33 per cento, molto più alto di quello applicato dall’Istituto di previdenza.