La Dda di Brescia ha reso noti i risultati di un’indagine che mira a scoprire i mezzi con cui gruppi mafiosi riescono ad aprire e a mandare avanti discariche per lo sversamento illegale di rifiuti. Molte di queste sono aperte grazie a polizze false e si fa sempre più concreto il rischio che le varie forme di ecomafia utilizzino questo sistema per riciclare denaro sporco.

A cosa servono le polizze false per la gestione delle discariche

L’utilizzo delle polizze serve innanzitutto a fare in modo che l’apertura e la chiusura di una discarica siano attentamente gestite. Non è importante solo, infatti, che un’area venga destinata all’uso di discarica e che vengano utilizzate le risorse finanziarie necessarie, ma anche che alla chiusura delle discariche queste ricevano la manutenzione atta a non creare danni ambientali.

L’Italia, recependo la direttiva Ue 2018/50, ha suddiviso le polizze in due fasi: nella prima, la polizza è necessaria per l’apertura della discarica, nella seconda per i controlli ai quali i terreni utilizzati devono sottostare. Su quest’ultima polizza il sistema bancario italiano si sta tirando indietro, perché ci sono troppi rischi finanziari e una bassa remuneratività.

La Dda di Brescia aveva segnalato tre anni fa alla Commissione parlamentare sul tema l’abuso che alcuni operatori del settore rifiuti facevano delle polizze. Ne venivano esibite alcune che facevano riferimento a banche bulgare o rumene, in realtà inesistenti: oltre allo smaltimento illegale dei rifiuti e dei capitali necessari per fare ciò, la Dda ha notato nelle sue indagini un forte commercio di polizze che sarebbero servite a garantire la liceità degli impianti industriali che trattavano rifiuti.

Le forme di ecomafia quindi non solo danneggiano la collettività smaltendo irregolarmente i rifiuti, ma aprono anche discariche la cui “bontà” legislativa risiede in polizze e contratti clonati da Internet.

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