Rivalutazione delle pensioni del 2024, ecco quali sono gli assegni che aumenteranno e chi ne avrà diritto in base a quanto farà il governo nella prossima legge di Bilancio. L’idea di fondo è quella che le pensioni aumenteranno con lo stesso meccanismo seguito nello scorso anno. Si tratterà di aumenti al 100% del tasso di inflazione dei mensili che rientrano nel tetto delle quattro volte le il trattamento minimo. Ma il calcolo per individuare queste pensioni avrà risultati diversi considerando che, nel frattempo, gli assegni sono aumentati del 7,3 per cento per effetto di quanto previsto nella Manovra 2023.
Di pari passo, dovranno essere confermati anche gli aumenti alle pensioni minime, in particolare sulla quota in più per chi ha almeno 75 anni di età.
Rivalutazione pensioni 2024, ecco di quanto aumenteranno gli assegni e chi ne avrà diritto
Rimane da sciogliere il nodo degli aumenti delle pensioni a decorrere dal 1° gennaio 2024 e dell’indicizzazione degli importi al tasso osservato dall’Istat di inflazione. Nello scorso anno, l’incremento si è attestato al 7,3 per cento, dato registrato a fine novembre 2022, prima del tasso definitivo che è dell’8,1%. La differenza tra i due tassi, pari allo 0,8 per cento, dovrà essere recuperata dai pensionati con il conguaglio del nuovo anno, di solito nel cedolino di pagamento di gennaio prossimo.
Nel frattempo, le prime indicazioni del tasso di inflazione registrato nel 2023 da parte dell’Istat indicano una percentuale già pari al 5,6%. Con il meccanismo di indicizzazione dei trattamenti previdenziali uguale a quello dello scorso anno, non tutte le pensioni riceveranno gli aumenti pieni. Solo le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo avranno il 100% di aumento, da gennaio scorso pari al 7,3 per cento. Le fasce pensionistiche più alte, invece, hanno un aumento percentuale ridotto rispetto al 100% e, pertanto, non recuperano tutto quanto perduto per effetto dell’aumento dei prezzi.
Rivalutazione pensioni 2024, qual è il tetto delle quattro volte il trattamento minimo?
Conti alla mano, cambiano quindi i risultati e gli effetti dei calcoli del sistema per fasce di adeguamento delle pensioni all’inflazione. Gli aumenti decorrenti dal 1° gennaio 2023, pari al 100% del tasso di inflazione, erano stati applicati alle pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo. La soglia era fissata, pertanto, a circa 2.100 euro lordi. Essendo già aumentate le pensioni nel 2023, il calcolo quest’anno darà un risultato diverso, ovvero gli assegni fino a 2.254,93 euro lordi recupereranno il tasso di inflazione in maniera completa. Una differenza con gli scorsi aumenti di oltre 150 euro che potrebbero ammettere agli incrementi pieni altre pensioni che, nello scorso anno non vi rientravano per pochi euro.
Aumento pensione minima, nella legge di Bilancio la conferma dei 600 euro
Per le pensioni di importo superiore, invece, gli incrementi meno consistenti: anziché il 100% del tasso di inflazione, verrà calcolata una percentuale via via inferiore (dall’85% delle pensioni tra 4 e 5 volte il minimo al 32% di quelle oltre dieci volte il minimo). Tutta l’operazione di indicizzazione delle pensioni al nuovo tasso di inflazione potrebbe avere un costo per lo Stato pari a circa 13 miliardi di euro, considerando che, nel bilancio preventivo dell’Istituto di previdenza, sulle pensioni si legge un esborso superiore di 14,26 miliardi di euro, soprattutto per quanto riguarda gli adeguamenti dei trattamenti previdenziali rispetto all’inflazione della scorsa Manovra.
A questo costo si aggiungono gli aumenti delle pensioni minime. Per chi ha già compiuto i 75 anni di età, l’assegno mensile arriva a 600 euro al mese, pari al 6,64%. Per gli under 75, l’incremento è di 1,5 punti percentuali, meno consistenti. Questi adeguamenti, un surplus rispetto al sistema delle fasce, dovranno essere confermati nella prossima legge di Bilancio.
Leggi anche Riforma delle pensioni 2024, Quota 41 scontenta tutti e Opzione Donna va verso la cancellazione
potare pensione sociale per donne a 65anni che anno tanto bisogno.
si continua a parlare di rivalutazione pensioni ma non è vero.
ancora una volta la rivalutazione è una grande fregatura per le pensioni superiori che hanno pagato fior di quattrini nella vita lavorativa, promesse non mantenute dal governo Meloni ..ce ne ricorderemo….
chi ha pagato di più nella vita con più tasse alte e contributi alti e sempre il più penalizzato perché ha avuto tante responsabilità e tante ore di lavoro.in italia non conviene
chi ha pagato più tasse e più contributi alti e sempre il più penalizzato