Si è consegnato alle autorità italiane nei pressi del Valico del Brennero, nella giornata di ieri, 25 agosto, il camionista tedesco accusato di aver travolto e ucciso il campione di ciclismo Davide Rebellin. Nei suoi confronti era in corso, in Germania, il procedimento relativo all’esecuzione del mandato di arresto europeo emesso dalla Procura di Vicenza. In Italia è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso e rischia il carcere.
Chi è il camionista tedesco estradato per aver ucciso Davide Rebellin e cosa rischia
Si chiama Wolfgang Rieke ed ha 62 anni, l’autostrasportatore di origine tedesca accusato di aver investito, uccidendolo, il campione di ciclismo Davide Rebellin a Montebello Vicentino. I fatti risalgono al 30 novembre scorso. Rebellin, 51 anni, era uscito in bici per allenarsi quando, all’altezza di una rotatoria, era stato travolto in pieno dal camion – che aveva svoltato senza inserire la freccia, dopo averlo affiancato -, morendo sul colpo.
Quando alcuni passanti si erano messi in contatto con le autorità, segnalando loro l’incidente mortale, Rieke, che era alla guida del mezzo pesante, si era dato alla fuga. Stando a quanto ricostruito in seguito, dopo aver appurato che la vittima fosse morta, per sfuggire a un’eventuale condanna avrebbe provato ad eliminare le tracce di sangue ancora presenti sul paraurti, ripulendo i restanti residui della motrice con l’aiuto di un detergente concentrato.
Si trovava già in Germania. Solo ieri, 25 agosto, ha deciso di consegnarsi alle autorità italiane, venendo estradato. È stato trasferito in carcere e, nei prossimi mesi, dovrà affrontare un processo per omicidio stradale e omissione di soccorso. Il gip che ne aveva disposto la misura della custodia cautelare aveva invece escluso il reato – ipotizzato dalla Procura – di frode processuale, per aver tentato di depistare le indagini: avrebbe agito, secondo lui, con il solo intento di proteggersi e non di ingannare gli inquirenti.
Il suo arrivo in Italia era stato anticipato, qualche settimana fa, dal legale che lo assiste, l’avvocato Andrea Nardini, che alla stampa aveva fatto sapere:
Il fatto che abbia chiesto di essere consegnato è un’ulteriore dimostrazione di come non ci troviamo di fronte a un mostro, un cinico investitore che tenta in tutti i modi di sottrarsi alle proprie colpe. È consapevole che l’estradizione coinciderà con il suo trasferimento in carcere, ma è pronto a rispondere delle proprie responsabilità di fronte alla giustizia italiana.
La reazione della famiglia della vittima
Siamo soddisfatti della cattura di Rieke così come del lavoro svolto dalla mostra magistratura, su cui abbiamo sempre riposto la massima fiducia. C’è voluto del tempo per chiudere il cerchio, ma questo proprio perché la Procura vicentina ha voluto fare tutte le cose nel modo più corretto possibile. Adesso ci aspettiamo tutti che sia fatto un giusto processo, che l’imputato sia giudicato per ciò che ha commesso e che mio fratello ottenga giustizia,
ha scritto in una nota il fratello della vittima, Carlo Rebellin. Era stato tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente, a novembre: quel giorno avrebbe dovuto allenarsi con il fratello ma, a causa di un imprevisto, era stato costretto a tirarsi indietro. Nel corso della mattinata il messaggio di un amico lo aveva avvertito che un ciclista era stato investito. Dopo aver provato a contattare Davide aveva chiamato i carabinieri, che gli avevano dato la terribile notizia.
Una volta arrivato aveva visto un corpo a terra, coperto. Affianco c’era la bici. L’aveva riconosciuta subito.
Se n’è andato facendo quello che più amava, andando in bicicletta,
aveva detto. Ora in tanti sperano che possa ottenere la giustizia che merita.
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