In pensione a 63 anni di età, una flessibilità d’uscita con delle limitazioni. Il governo italiano sta adottato la linea della prudenza, tralasciando l’aspetto della coerenza strettamente legate ai piani elettorali. Il DEF getterà le basi per la prossima legge di Bilancio. Ad oggi, la Manovra finanziaria porta in dote il taglio del cuneo fiscale e misure per la tutelare famiglie e imprese. A pesare sulla scelta previdenziale l’assenza delle risorse. La sostanziale differenza sul destino pensionistico degli italiani potrebbe arrivare dall’Ape sociale che permette (ancora) una flessibilità d’uscita a 63 anni di età. Tuttavia, l’anticipo pensionistico prevede dei limiti molto importanti. Esaminiamo quali siano e quali siano le intenzioni del governo Meloni riguardo alle pensioni.
Pensione flessibilità d’uscita 63 anni
L’uscita flessibile dal lavoro permette al lavoratore di ritirarsi prima dei 67 anni di età dal lavoro. Tuttavia, si tratta di un anticipo spesso legato a non pochi compromessi. Al di là della presenza del requisito contributivo e anagrafico, della limitazione delle condizioni, esistono delle considerazioni oggettive che mettono in cattiva luce diverse uscite flessibili.
Si pensi, ad esempio alla pensione anticipata Opzione donna, oggi (quasi) irraggiungibile, a causa della modifica dei requisiti. Pertanto, all’uscita con incluso un taglio sull’assegno del 30% dovuto al calcolo della pensione con il sistema contributivo sono stati aggiunti altri requisiti ancora più stringenti. Non solo.
Si pensi, anche, alla pensione anticipata ordinaria che prevede un cumulo contributivo di 41 o 42 anni e 10 mesi e non prevede alcun requisito anagrafico. A questo punto, è lecito chiedersi quali siano i limiti o gli svantaggi dell’anticipo pensionistico a 63 anni di età e perché potrebbe rappresentare l’innovazione previdenziale del 2024
Come andare in pensione a 63 anni nel 2023?
L’aspetto accattivante dell’Anticipo pensionistico Ape sociale riguarda sia il requisito anagrafico che quello contributivo. I lavoratori che richiedono l’accesso a questo trattamento, possono ritirarsi dal lavoro a 63 anni di età contro i regolari 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.
La cattiva notizia, è che non si tratta dell’accesso alla pensione diretta, ma piuttosto a un’indennità che accompagna ad essa. Pertanto, prevede diversi limiti, come ad esempio non l’importo dell’indennità non è rivalutato, né integrato al trattamento minimo, non spetta contribuzione figurativa e altre limitazioni.
Quanti contributi servono per andare in pensione a 63 anni di età?
L’Ape sociale è un trattamento che permette di accedere a un’uscita flessibile anticipata, pertanto si evita di perfezionare i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia o qualsiasi altro trattamento ordinario. Per questo motivo, l’anticipo pensionistico è accessibile dai lavoratori a cui mancano almeno 3 anni e 7 mesi per maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia.
Per quanto riguarda l’aspetto contributivo è necessario ricordare che il numero dell’accumulo contributivo si diversifica in base alla tipologia di anticipo per cui si richiede l’accesso. I lavoratori possono anticipare l’uscita a 63 anni con 30, 32 e 36 anni di contributi.
Cosa non va nell’uscita flessibile a 63 anni?
Il primo aspetto riguarda la presenza di una flessibilità d’uscita dal lavoro garantita per le categorie meritevoli di tutela. Pertanto, l’Ape sociale è richiedibile dai disoccupati, invalidi dal 74%, caregiver, lavoratori gravosi.
L’altro interessa l’importo dell’assegno che non può superare l’importo di 1.500 euro (lordi), ovvero circa 1.325 euro netti al mese. Per ottenere l’importo pieno della pensione il lavoratore deve maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia o altro trattamento ordinario. L’indennità non è compatibile con i trattamenti di sostegno al reddito come l’indennità di disoccupazione involontaria, con l’assegno di disoccupazione (ASDI), nonché con l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale.
E, invece, compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente o parasubordinata, a condizione che l’importo non superi un reddito pari a 8mila euro lordi annui, mentre per l’attività autonoma il limite scende a 4.800 euro lordi annui.
Infine, l’Ape sociale viene riconosciuta solo per 12 mesi, pertanto non prevede la tredicesima mensilità.
Nel 2024 la nuova Ape sociale
Il 2024 non segnerà il momento della rivoluzione del sistema previdenziale italiano; c‘è poco spazio nella Manovra 2024 per le questioni previdenziali. Tuttavia, ciò non significa che nulla possa essere fatto. Saranno apportati ritocchi e piccole modifiche, come una sorta di “infarinatura” della misura. Molto probabilmente, per ampliare l’aspetto flessibile della misura, si estenderà la categoria degli aventi diritto. Il governo Meloni potrebbe decidere di adottare gli stessi accorgimenti annotati dal governo Draghi nel 2021, ovvero allargare la platea dei beneficiari includendo coloro che erano esclusi dall’Opzione donna e i lavoratori gravosi, indirizzando il flusso delle uscite anticipate verso il rilascio di un’indennità.