Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato al Meeting di Rimini nell’ultimo giorno dell’evento organizzato da ‘Comunione e Liberazione’, accolto dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dal presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz.

Mattarella da Rimini nell’ultimo giorno del meeting

Al suo ingresso nella Fiera, il presidente Mattarella è stato accolto con grandi applausi prima dei ragazzi volontari e poi dai partecipanti alla kermesse. Dopo la visita agli stand e alle tre mostre il Capo dello Stato ha iniziato il suo discorso.

Per Mattarella è la seconda visita, dopo quella del 2016, quando parlò sul tema ‘La Repubblica ha 70 anni’, mentre nel 2021 ancora con qualche restrizione covid si collegò in diretta video.

Per il presidente bisogna cercare la pace nell’amicizia tra popoli

Una pace giusta non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere.

La prima parte del discorso del Presidente è dedicato alla delicatissima questione migratoria che è stata sempre al centro dei pensieri del Quirinale. La soluzione però non è semplice ma deve partire da una cambio di visione rispetto al fenomeno migratorio.

“Nello studio dell’appartamento dove vivo, al Quirinale, ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino di quattordici anni, annegato con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa per studiare. Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono innumerevoli singole persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro tante volte cancellato”

Per il Presidente della Repubblica bisogna svoltare il modo di pensare i rapporti umani e tra comunità diverse, questo ricorso a nazionalismi anacronistici conducono l’Europa verso il baratro.

“Non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi. Quanto avviene ai confini della, nostra, Europa, dopo l’invasione dell’Ucraina, da parte della Federazione Russa, ne dà, drammatica, testimonianza”

La risposta ai tanti quesiti per il Presidente della Repubblica bisogna cercarli nelle nostre radici comunitarie, in quell’Europa che ci ha insegnato la coesione e la solidarietà tra popoli.

“È la dimensione comunitaria; sono le relazioni sociali, a determinare la concretezza di esercizio dei diritti. Ecco allora: le nostre istituzioni, sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento – attraverso la coesione, dunque la solidarietà – di sentimenti di rispetto e di collaborazione: l’amicizia, riempie questi rapporti, rendendoli condizione per la felicità. Sono, i sentimenti e i comportamenti umani che esaltano la vita della comunità. Il benessere, consentito dalla pace – di cui, sino a ieri, ha potuto godere l’Europa – è frutto di questa visione. È la discordia, che lo pone a rischio”

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