Mentre un individuo è impiegato, l'azienda si fa carico di versare i contributi previdenziali obbligatori. Ma cosa succede quando un contratto di lavoro termina o viene interrotto? Questo gap può avere un impatto negativo sulla pensione di una persona. Ecco dove entrano in gioco i contributi volontari Inps e quanto costa il versamento.
I contributi volontari agiscono come un ponte, permettendo alle persone di non subire penalizzazioni nella loro pensione a causa di periodi non lavorati. Che si tratti di un periodo di aspettativa per ragioni familiari o studio, o di una riduzione dell'orario di lavoro, versare contributi volontari può garantire un beneficio pensionistico ottimale. Questi contributi influenzano direttamente pensioni come quelle di vecchiaia, anzianità e invalidità.
Esistono diverse categorie di lavoratori che possono optare per i contributi volontari:
Per poter versare contributi volontari, ci sono alcune condizioni. Il lavoratore deve avere almeno cinque anni di contributi. Se non si soddisfa questo criterio, è necessario aver versato contributi per almeno tre anni nel quinquennio antecedente la presentazione della domanda.
Nel 2023, l'importo per coprire un anno intero di contribuzione volontaria è di 3.898 euro, in aumento rispetto al 2022. Questo dato è stato fornito direttamente dall'Inps, e ha subito variazioni nel corso degli anni. Ad esempio, fino al 2016, la contribuzione variava a seconda della data di autorizzazione. Dal 2017, le aliquote contributive sono diventate fisse a 27,87% e 33%, con qualche variazione in base alla fascia di retribuzione pensionabile.
A causa dell'aumento dell'inflazione (+8,1% tra 2021 e 2022), sono stati stabiliti nuovi valori per i contributi volontari nel 2023. La retribuzione minima settimanale è di 227,18 euro. Come detto, le aliquote contributive per i lavoratori dipendenti sono fissate al 33% e 27,87%, a seconda della data di autorizzazione.
Gli artigiani e i commercianti sono due categorie di lavoratori autonomi che hanno regole particolari quando si tratta di contributi volontari. Anche se ci sono state diverse riforme nel corso degli anni, queste categorie fanno ancora riferimento a specifiche normative del passato.
La normativa di riferimento per questi lavoratori è la legge n. 233/1990, nonostante la riforma del decreto legislativo n. 184/1997. Ciò significa che gli artigiani e i commercianti vengono classificati in una delle 8 classi di reddito stabilite dalla legge. La classe viene determinata in base al reddito medio degli ultimi tre anni di attività del lavoratore.
Per quanto riguarda le aliquote per il 2023:
I parasubordinati rappresentano un'altra categoria di lavoratori per cui la determinazione dei contributi volontari ha delle peculiarità. Per capire meglio, prendiamo in considerazione le aliquote IVS per coloro che non hanno protezioni previdenziali.
Nel 2023, l'aliquota per questi lavoratori è del 33%. Tuttavia, per coloro che hanno una partita IVA, l'aliquota scende al 25%. Tenendo conto di queste percentuali:
Il contributo minimo annuale per i professionisti della Gestione Separata è di 4.376,04 euro, che si traduce in un pagamento mensile di 364,67 euro.
Per gli altri iscritti, l'importo minimo annuale è di 5.776,32 euro, con un equivalente mensile di 481,36 euro.
La comprensione del calcolo dei contributi volontari è fondamentale per chiunque intenda versare al sistema Inps. Usiamo un esempio pratico per spiegare meglio questo processo.
Supponiamo che un lavoratore riceva uno stipendio settimanale di 350 euro. Questo si traduce in uno stipendio lordo mensile di 1.516,00 euro. Basandoci su questa cifra: