Nel cuore del Giappone, una drammatica vicenda ha scosso il mondo medico e lavorativo: lo scorso anno, il giovane medico Shingo Takashima, appena 26enne, è morto suicida a causa dell’eccessivo stress derivante dal superlavoro. Le autorità ispettive del lavoro in Giappone hanno confermato che Takashima ha lavorato oltre 200 ore di straordinario in un singolo mese, gettando luce su una cultura di eccesso lavorativo che affligge il Paese.

Muore suicida il medico 26enne: ennesima vittima del superlavoro in Giappone

Secondo quanto riportato dai familiari del medico e ripreso dalla Cnn, Shingo Takashima avrebbe lavorato 207 ore di straordinario nel mese precedente alla sua tragica morte, senza concedersi un solo giorno di riposo per ben tre mesi. L’organismo governativo di ispezione competente ha convalidato queste informazioni, attribuendo il suo suicidio alle condizioni di lavoro presso il Konan Medical Center, un ospedale nella città di Kobe.

Tuttavia, l’ospedale ha respinto le accuse. Il capo del centro ospedaliero, Eisei Gu, ha dichiarato: “Non riconosciamo il fatto che gli abbiamo imposto carichi di lavoro eccessivi“. Nonostante le smentite dell’ospedale, un’indagine ispettiva ha concluso che la morte di Takashima è stata un infortunio sul lavoro causato dalle lunghe ore lavorative e dalle immense pressioni che affliggono gli operatori sanitari.

Il caso di Takashima non è un evento isolato. Il Giappone lotta da tempo contro una cultura del superlavoro, con lavoratori di varie professioni che denunciano orari eccessivi e pressioni da parte dei superiori. Questa situazione ha portato alla creazione del termine “karoshi” o “morte per superlavoro”, che ha spinto il governo a implementare leggi per prevenire infortuni e decessi legati a un eccessivo carico di lavoro.

Il settore sanitario sembra essere particolarmente colpito da questa problematica. Uno studio del 2016 ha rivelato che oltre il 25% dei medici ospedalieri a tempo pieno lavora fino a 60 ore settimanali, con alcune percentuali ancora più preoccupanti che arrivano fino a 90 o addirittura 100 ore. Un rapporto recente dell’Associazione Giapponese dei Collegi Medici ha evidenziato che oltre il 34% dei medici ha diritto a un “livello speciale di straordinario” che supera le 960 ore annue.

La famiglia di Takashima ha scelto di rendere pubblico questo tragico caso nella speranza di promuovere un cambiamento nel Paese. La sua morte ha acceso i riflettori sul tema dello stress e del superlavoro in Giappone, spingendo le autorità e le istituzioni a riflettere su come migliorare le condizioni dei lavoratori, specialmente nel settore sanitario, per evitare tragedie simili in futuro.