Flat tax forfettari, pensioni e redditi dei lavoratori dipendenti, ecco a chi conviene la tassa fissa e chi chi perde, considerando che le partite Iva già adottano la l’imposta piatta del 15%. A parità di reddito, l’imposta attuale è diversa, anche all’interno delle stesse partite Iva, differenziandosi tra regime ordinario e forfettario. Le differenze sono evidenti: gli attuali forfettari spesso ci guadagnano in termini pagamento delle imposte sui reddito, sia nei confronti dei lavoratori dipendenti che sulle pensioni. 

Ciò avviene in particolare in presenza di redditi e pensioni medio-alti, mentre le differenze si assottigliano per importi medio-bassi. Anzi, in alcuni casi, i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno vantaggi anche rispetto alle partite Iva forfettarie, pagano quindi un livello di imposte che non arriva al 15%. 

I vantaggi per i forfettari sono aumentati anche in rapporto alla modifica effettuata dalla legge di Bilancio 2023 che ha elevato la soglia di reddito, ricavi o compensi annui, a 85.000 euro rispetto ai 65.000 euro del tetto precedente. L’attuale struttura dei dipendenti e dei pensionati deriva dalla legge di Bilancio 2022 che ha ridotto da 5 a 4 aliquote e scaglioni, abbassando anche le aliquote Irpef del secondo e terzo scaglione (dal 27 al 25 per cento e dal 38 al 35 per cento). 

Flat tax forfettari, pensioni e lavoratori dipendenti: a chi conviene la tassa fissa e chi ci perde 

Considerando i redditi bassi di forfettari, percettori di pensione e di dipendenti a 10mila euro, i lavoratori hanno un vantaggio sulle partite Iva rispetto alle quali risparmiano 1.500 euro su un’ipotetica flat tax del 15%, come avviene oggi per gli autonomi. Ma anche i pensionati risparmiano oltre 1.050 euro rispetto alle partite Iva forfettarie. Dal canto loro, questi ultimi pagano più tasse (310 euro circa in più) rispetto agli autonomi a regime ordinario, che di Irpef pagano circa 1.200 euro. 

A tal proposito è da osservare che i calcoli sono effettuati senza tener conto dei versamenti contributivi. I dipendenti risparmiano circa 950 euro rispetto ai forfettari anche nel caso di redditi pari a 20mila euro all’anno. A questo livello, tuttavia, i forfettari pagano meno tasse sia dei pensionati (circa 500 euro in meno) che degli autonomi a regime ordinario (circa 930 euro in meno). 

Flat tax forfettari, pensioni, dipendenti: quale conviene? 

Più si sale di redditi, di ricavi e di compensi vicino agli 85mila euro che rappresentano il limite dei forfettari nel 2023 per rientrare nella flat ta, e maggiore è la convenienza della partita Iva forfettaria, sia rispetto alle pensioni più alte che ai redditi dei lavoratori dipendenti. A 30 mila euro, infatti, i forfettari risparmiano circa 1.100 euro di tasse rispetto ai dipendenti, a 40mila euro il risparmio si quadruplica a 4.000 euro, a 50.000 euro si arriva a circa 7.000 euro per concludere a 9.700 euro di risparmio a 60mila euro di redditi. Quindi più ci si avvicina al tetto della flat tax e più aumentano i risparmi, considerando che a 50mila euro sia i lavoratori dipendenti che i pensionati vedono azzerarsi le detrazioni spettanti

Alti stipendi e trattamenti previdenziali penalizzati dall’Irpef 

La forbice, dunque, aumenta anche nei confronti dei percettori di pensione, considerando che a 30mila euro i forfettari risparmiano di Irpef non versata circa 2.300 euro e a 40mila euro oltre 4.500 euro. Per pensioni alte, sopra i 50.000 euro, gli svantaggi dei pensionati ricalcano quelli dei lavoratori dipendenti, azzerandosi le detrazioni. Pertanto, a 50.000 euro si arriva a circa 7.000 euro di vantaggio fiscale per le partite Iva forfettarie, fino ad arrivare a 9.700 euro di risparmio su una pensione di 60mila euro all’anno. 

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